Fedro (dialogo) - Phaedrus (dialogue)

Il Fedro ( / f Ì d r ə s / ; greca : Φαῖδρος , . Translit  Fedro ), scritto da Platone , è un dialogo tra di Platone protagonista , Socrate e Fedro , un interlocutore in diversi dialoghi . Il Fedro fu presumibilmente composto intorno al 370 a.C., circa nello stesso periodo della Repubblica e del Simposio di Platone . Sebbene apparentemente sul tema dell'amore , la discussione nel dialogo ruota intorno all'arte della retorica e al modo in cui dovrebbe essere praticata, e si sofferma su argomenti diversi come la metempsicosi (la tradizione greca della reincarnazione ) e l'amore erotico .

Uno dei passaggi centrali dei dialoghi è la famosa Allegoria del Carro , che presenta l'anima umana come composta da un auriga, un cavallo buono che tende verso l'alto verso il divino e un cavallo cattivo che tende verso il basso verso l'incarnazione materiale.

Collocamento

Socrate incontra Fedro alla periferia di Atene. Fedro è appena arrivato dalla casa di Epicrate di Atene , dove Lisia , figlio di Cefalo , ha tenuto un discorso sull'amore. Socrate, affermando di essere "malato di passione per l'ascolto dei discorsi", si reca in campagna con Fedro sperando che Fedro ripeta il discorso. Si siedono vicino a un ruscello sotto un platano e un agnocasto , e il resto del dialogo consiste in orazione e discussione.

Il dialogo, un po' insolitamente, non si propone come una rivisitazione degli eventi della giornata. Il dialogo è dato non mediato, nelle parole dirette di Socrate e Fedro, senza altri interlocutori che introducano la storia o ce la diano; arriva in prima persona, come se stessimo assistendo agli eventi stessi. Questo è in contrasto con dialoghi come il Simposio , in cui Platone stabilisce più livelli tra gli eventi del giorno e il nostro ascolto, dandoci esplicitamente un resoconto incompleto e di quinta mano.

Dramatis personae

  • Socrate
  • Fedro
  • Lisia (in contumacia)

Lisia era uno dei tre figli di Cefalo, il patriarca la cui casa è lo scenario della Repubblica di Platone . Lisia era forse il più famoso logographos (λογογράφος, letteralmente "argomento scrittore") ad Atene durante il tempo di Platone. Lisia era un retore e un sofista la cui opera più nota è un discorso di difesa, " Sull'omicidio di Eratostene ". Il discorso è un capolavoro in cui un uomo che ha ucciso l'amante di sua moglie afferma che le leggi di Atene gli imponevano di farlo. L'esito di questo discorso è sconosciuto.

Riepilogo

Il dialogo consiste in una serie di tre discorsi sul tema dell'amore che funge da soggetto per costruire una discussione sull'uso corretto della retorica. Comprendono discussioni sull'anima , la follia , l' ispirazione divina e la pratica e la padronanza di un'arte .

Mentre escono in campagna, Socrate cerca di convincere Fedro a ripetere il discorso di Lisia che ha appena ascoltato. Fedro fa diverse scuse, ma Socrate sospetta fortemente che Fedro abbia con sé una copia del discorso. Dicendo che mentre Lisia è presente, non permetterebbe mai a se stesso di essere usato come compagno di allenamento per Fedro su cui esercitarsi nel parlare, chiede a Fedro di esporre ciò che tiene sotto il mantello. Fedro si arrende e accetta di eseguire il discorso di Lisia.

Discorso di Lisia (230e-235e)

Fedro e Socrate attraversano un ruscello e trovano un posto all'ombra. Fedro e Socrate notano entrambi come qualcuno considererebbe Socrate uno straniero in campagna, e Socrate attribuisce questo difetto al suo amore per imparare che "gli alberi e la campagna aperta non insegneranno", mentre "gli uomini della città" lo faranno. Socrate procede quindi ad attribuire a Fedro il merito di averlo condotto fuori dalla sua terra natale: "Eppure sembra che tu abbia scoperto un farmaco per tirarmi fuori ( dokei moi tes emes exodou to pharmakon heurekenai ). Un animale affamato può essere guidato facendo penzolare una carota. o un po' di roba verde davanti; allo stesso modo se mi offri discorsi rilegati in libri ( en bibliois ) non dubito che puoi portarmi in giro per l'Attica, e ovunque tu voglia."

Fedro inizia quindi a ripetere il discorso di Lisia. Partendo da "Capisci, allora, la mia situazione: ti ho detto quanto sarebbe stato bello per noi secondo me, se funzionasse", il discorso procede spiegando tutti i motivi per cui è meglio fare il tuo favore a un non-amante piuttosto che un vero amante. L'amicizia con un non amante, dice, dimostra obiettività e prudenza; non crea pettegolezzi quando ci si vede insieme; non comporta gelosia; e consente un pool molto più ampio di possibili partner. Non farai il tuo favore a qualcuno che è "più malato di un suono nella testa" e non pensa con lucidità, sopraffatto dall'amore. Spiega che è meglio dare il tuo favore a chi può meglio ricambiarlo, piuttosto che a chi ne ha più bisogno. Conclude affermando che pensa che il discorso sia abbastanza lungo e che l'ascoltatore è libero di porre qualsiasi domanda se qualcosa è stato tralasciato.

Socrate, cercando di adulare Fedro, risponde che è in estasi e che è tutta opera di Fedro. Socrate commenta che, poiché il discorso sembrava rendere Fedro raggiante, è sicuro che Fedro capisca queste cose meglio di lui stesso, e che non può fare a meno di seguire l'esempio di Fedro nella sua frenesia bacchica . Fedro riprende il sottile sarcasmo di Socrate e chiede a Socrate di non scherzare.

Socrate ribatte che è ancora in soggezione e afferma di essere in grado di fare un discorso ancora migliore di Lisia sullo stesso argomento.

Primo discorso di Socrate (237a-241d)

Tuttavia, quando Fedro implora di ascoltarlo, Socrate si rifiuta di pronunciare il discorso. Fedro lo avverte che è più giovane e più forte, e Socrate dovrebbe "prendere il suo significato" e "smettere di giocare duro per ottenere". Infine, dopo che Fedro giura sul platano che non reciterà mai più un altro discorso per Socrate se Socrate rifiuta, Socrate, coprendosi il capo, acconsente.

Socrate, invece di elencare semplicemente le ragioni come aveva fatto Lisia, inizia spiegando che mentre tutti gli uomini desiderano la bellezza, alcuni sono innamorati e altri no. Siamo tutti governati, dice, da due principi: uno è il nostro desiderio innato per il piacere, e l'altro è il nostro giudizio acquisito che persegue ciò che è meglio (237d). Seguire il tuo giudizio è "essere sano di mente", mentre seguire il desiderio verso il piacere senza motivo è "oltraggio" ( hybris ).

Seguire desideri diversi porta a cose diverse; chi segue il suo desiderio di cibo è un ghiottone, e così via. Il desiderio di trarre piacere dalla bellezza, rafforzato dalla bellezza affine nei corpi umani, si chiama Eros .

Osservando che è in preda a qualcosa di divino, e potrebbe presto essere sopraffatto dalla follia delle ninfe in questo luogo, prosegue.

Il problema, spiega, è che chi è sopraffatto da questo desiderio vorrà trasformare il suo ragazzo in ciò che è più gradito a se stesso, piuttosto che ciò che è meglio per il ragazzo. Il progresso intellettuale del ragazzo sarà soffocato, la sua condizione fisica ne soffrirà, l'amante non vorrà che il ragazzo maturi e prenda una famiglia, tutto perché l'amante lo sta plasmando per desiderio di piacere piuttosto che di ciò che è meglio. Ad un certo punto, la "ragione retta" prenderà il posto della "follia dell'amore", e i giuramenti e le promesse dell'amante al suo ragazzo verranno infranti.

Fedro crede che uno dei più grandi beni dati sia il rapporto tra amante e ragazzo. Questa relazione porta guida e amore nella vita del ragazzo. Poiché il ragazzo ha un amante come modello di ruolo così prezioso, si comporta al meglio per non farsi prendere in qualcosa di vergognoso. Essere intrappolati in qualcosa di vergognoso sarebbe come deludere il suo amante, quindi il ragazzo si comporta costantemente al meglio. L'assenza di vergogna lascia spazio a un senso di orgoglio; orgoglio dalla ricca sensazione di impressionare il proprio amante. Impressionare il proprio amante porta più apprendimento e guida nella vita del ragazzo.

Il non-amante, conclude, non farà nulla di tutto ciò, sempre governato dal giudizio piuttosto che dal desiderio di piacere. Socrate, temendo che le ninfe prenderanno il completo controllo di lui se continua, afferma che se ne andrà prima che Fedro gli faccia "fare qualcosa di ancora peggio".

Tuttavia, appena prima che Socrate stia per partire, viene fermato dal "segno divino familiare", il suo daimon , che si verifica sempre e solo poco prima che Socrate stia per fare qualcosa che non dovrebbe. Una voce "da questo punto" proibisce a Socrate di andarsene prima di fare l'espiazione per qualche offesa agli dei. Socrate poi ammette che pensava che entrambi i discorsi precedenti fossero terribili, dicendo che Lisia si è ripetuto numerose volte, sembrava disinteressato al suo argomento e sembrava mettersi in mostra. Socrate afferma di essere un "veggente". Anche se non è molto bravo in questo, è abbastanza bravo per i suoi scopi, e riconosce quale sia stata la sua offesa: se l'amore è un dio o qualcosa di divino, come lui e Fedro concordano, non può essere cattivo, come i discorsi precedenti lo hanno ritratto. Socrate, scoprendo il capo, giura di sottoporsi a un rito di purificazione come seguace delle Muse e procede a tenere un discorso inneggiante all'amante.

L'inizio di Fedro in uno dei più importanti manoscritti medievali di Platone, Codex Clarkianus 39 nella Biblioteca Bodleiana , copiato nell'895 d.C.

Secondo discorso di Socrate (244a-257b)

Follia (244a-245c)

Socrate inizia parlando della follia. Se la follia è tutta cattiva, allora i discorsi precedenti sarebbero stati corretti, ma in realtà la follia data come dono degli dei ci fornisce alcune delle cose migliori che abbiamo. Esistono, infatti, diversi tipi di follia divina ( theia mania ), di cui cita quattro esempi:

  1. Da Apollo , la follia profetica;
  2. Da Dioniso , la follia iniziatica o rituale;
  3. Dalle Muse, la follia poetica;
  4. Da Afrodite , follia erotica

Poiché devono dimostrare che la follia dell'amore è, infatti, inviata da un dio a beneficio dell'amante e dell'amato per confutare i discorsi precedenti, Socrate si imbarca in una prova dell'origine divina di questo quarto tipo di follia. È una prova, dice, che convincerà "i saggi se non i furbi".

L'anima (245c-249d)

Inizia dimostrando brevemente l'immortalità dell'anima. Un'anima è sempre in movimento e come automotrice non ha inizio. Un automotore è esso stesso la fonte di tutto il resto che si muove. Quindi, per lo stesso motivo, non può essere distrutto. Gli oggetti corporei mossi dall'esterno non hanno anima, mentre quelli che si muovono dall'interno hanno un'anima. Muovendosi dall'interno, tutte le anime sono auto-motrici, e quindi la loro immortalità è necessaria.

Quindi inizia la famosa allegoria del carro . Un'anima, dice Socrate, è come "l'unione naturale di una squadra di cavalli alati e del loro auriga". Mentre gli dei hanno due buoni cavalli, tutti gli altri hanno un misto: uno è bello e buono, mentre l'altro non è nessuno dei due.

Poiché le anime sono immortali, quelle prive di corpi pattugliano tutto il cielo finché le loro ali sono in perfette condizioni. Quando un'anima perde le ali, viene sulla terra e assume un corpo terreno che poi sembra muoversi da solo. Queste ali sollevano cose pesanti dove dimorano gli dei e sono nutriti e crescono alla presenza della saggezza, della bontà e della bellezza del divino. Tuttavia, la sporcizia e la bruttezza fanno restringere e scomparire le ali.

In paradiso, spiega, c'è un corteo guidato da Zeus , che si occupa di tutto e mette le cose in ordine. Tutti gli dei, ad eccezione di Estia , seguono Zeus in questa processione. Mentre i carri degli dei sono equilibrati e più facili da controllare, altri aurighi devono lottare con il loro cavallo cattivo, che li trascinerà a terra se non è stato adeguatamente addestrato. Mentre la processione si fa strada verso l'alto, alla fine raggiunge l'alta cresta del cielo dove gli dei prendono le loro posizioni e vengono portati con un movimento circolare a guardare tutto ciò che è oltre il cielo.

Ciò che è fuori dal cielo, dice Socrate, è abbastanza difficile da descrivere, privo di colore, forma o solidità, poiché è oggetto di ogni vera conoscenza, visibile solo all'intelligenza. Gli dei si dilettano in queste cose e sono nutriti. Sentendosi meravigliosi, vengono presi in giro finché non fanno un cerchio completo. Lungo la strada sono in grado di vedere la Giustizia, l'Autocontrollo, la Conoscenza e altre cose come sono in se stesse, immutabili. Quando hanno visto tutte le cose e ne hanno banchettato, facendo tutto il giro, sprofondano di nuovo nel cielo.

Le anime immortali che seguono più da vicino gli dei sono in grado di sollevare a malapena i loro carri fino all'orlo e guardare la realtà. Vedono alcune cose e ne mancano altre, avendo a che fare con i loro cavalli; salgono e scendono in tempi diversi. Altre anime, mentre si sforzano di tenere il passo, non sono in grado di alzarsi, e in discordia rumorosa e sudata escono non iniziate, non avendo visto la realtà. Dove vanno dopo dipende quindi dalle loro opinioni, piuttosto che dalla verità. Ad ogni anima che scorge una cosa vera è concesso un altro circuito dove può vedere di più; alla fine, tutte le anime ricadono sulla terra. Coloro che sono stati iniziati vengono messi in diverse incarnazioni umane, a seconda di quanto hanno visto; quelli trasformati in filosofi hanno visto di più, mentre seguono rispettivamente re, statisti, dottori, profeti, poeti, manovali, sofisti e tiranni.

Le anime iniziano quindi cicli di reincarnazione . In genere un'anima impiega 10.000 anni per far crescere le sue ali e tornare da dove è venuta, ma i filosofi, dopo aver scelto una vita del genere per tre volte di seguito, fanno crescere le ali e tornano dopo soli 3.000 anni. Questo perché hanno visto di più e ne conservano sempre la memoria il più vicino possibile, ei filosofi mantengono il più alto livello di iniziazione. Ignorano le preoccupazioni umane e sono attratti dal divino. Mentre la gente comune li rimprovera per questo, non sono consapevoli che l'amante della saggezza è posseduto da un dio. Questa è la quarta specie di follia, quella dell'amore.

La follia dell'amore (249d-257b)

Si arriva a manifestare questo tipo di amore dopo aver visto la bellezza qui sulla terra ed essere ricordati della vera bellezza come è stata vista oltre il cielo. Quando gli viene ricordato, le ali iniziano a ricrescere, ma poiché non sono ancora in grado di sollevarsi, l'afflitto guarda in alto e non presta attenzione a ciò che accade in basso, caricandosi dell'accusa di follia. Questa è la forma migliore che può assumere il possesso da parte di un dio, per tutti coloro ad esso collegati.

Quando si ricorda la vera bellezza alla vista di un bel ragazzo, si viene chiamati amante. Anche se tutti hanno visto la realtà, perché devono essere umani, non tutti la ricordano così facilmente. Coloro che possono ricordare sono sorpresi quando vedono un promemoria e sono sopraffatti dal ricordo della bellezza.

La bellezza, afferma, era tra le cose più radiose da vedere oltre il cielo, e sulla terra brilla attraverso la vista, il più chiaro dei nostri sensi. Alcuni non sono stati iniziati di recente e scambiano questo richiamo per la bellezza stessa e perseguono solo desideri della carne. Questa ricerca del piacere, quindi, anche quando si manifesta nell'amore per i bei corpi, non è follia "divina", ma solo aver perso la testa. I recenti iniziati, invece, sono sopraffatti quando vedono una forma corporea che ha catturato bene la vera bellezza, e le loro ali iniziano a crescere. Quando quest'anima guarda il bel ragazzo sperimenta la massima gioia; quando viene separato dal ragazzo, si verificano intenso dolore e desiderio e le ali iniziano a indurirsi. Preso tra questi due sentimenti, l'amante è nella massima angoscia, con il ragazzo unico medico per il dolore.

Socrate torna quindi al mito del carro. L'auriga è pieno di calore e desiderio mentre guarda negli occhi la persona che ama. Il cavallo buono è controllato dal suo senso di vergogna, ma il cavallo cattivo, sopraffatto dal desiderio, fa di tutto per avvicinarsi al ragazzo e suggerirgli i piaceri del sesso . Il cavallo cattivo alla fine logora il suo auriga e compagno, e li trascina verso il ragazzo; tuttavia, quando l'auriga guarda in faccia il ragazzo, la sua memoria è riportata alla vista delle forme di bellezza e di autocontrollo che ha avuto con gli dei, e tira indietro violentemente le redini. Poiché ciò si verifica più e più volte, il cavallo cattivo alla fine diventa obbediente e alla fine muore di paura quando vede la faccia del ragazzo, permettendo all'anima dell'amante di seguire il ragazzo con riverenza e timore.

L'amante ora insegue il ragazzo. Man mano che si avvicina alla sua preda, e l'amore è ricambiato, si presenta nuovamente l'opportunità di un contatto sessuale. Se l'amante e l'amato superano questo desiderio hanno vinto i "veri Concorsi Olimpici "; è la perfetta combinazione di autocontrollo umano e follia divina, e dopo la morte, le loro anime tornano in paradiso. Coloro che si arrendono non diventano senza peso, ma vengono risparmiati da qualsiasi punizione dopo la loro morte e alla fine cresceranno insieme le ali quando verrà il momento.

L'amicizia di un amante è divina, conclude Socrate, mentre quella di un non-amante offre solo dividendi umani a buon mercato e agita l'anima sulla terra per 9.000 anni. Si scusa con gli dei per i discorsi precedenti e Fedro si unisce a lui nella preghiera.

Discussione su retorica e scrittura (257c-279c)

Frammenti di un rotolo di papiro del Fedro del II secolo d.C.

Dopo che Fedro ammette che questo discorso era certamente migliore di qualsiasi Lisia potrebbe comporre, iniziano una discussione sulla natura e gli usi della retorica stessa. Dopo aver mostrato che il parlare in se stesso non è qualcosa di riprovevole, e che ciò che è veramente vergognoso è impegnarsi nel parlare o scrivere in modo vergognoso o cattivo, Socrate si chiede cosa distingue la scrittura buona da quella cattiva, e loro lo raccolgono.

Fedro afferma che per essere un buon oratore, non è necessario conoscere la verità di ciò di cui sta parlando, ma piuttosto come persuadere adeguatamente, poiché la persuasione è lo scopo del discorso e dell'orazione. Socrate obietta per primo che un oratore che non distingue il male dalla buona volontà, secondo le parole di Fedro, raccoglie "un raccolto di qualità davvero scadente". Eppure Socrate non respinge l'arte della parola. Piuttosto, dice, può darsi che anche chi conosceva la verità non potesse produrre convinzione senza conoscere l'arte della persuasione; d'altra parte, "Come diceva lo spartano, non c'è genuina arte di parlare senza una comprensione della verità, e non ci sarà mai".

Per acquisire l'arte della retorica, quindi, si devono operare divisioni sistematiche tra due diversi tipi di cose: una specie, come "ferro" e "argento", suggerisce la stessa cosa a tutti gli ascoltatori; l'altro tipo, come "buono" o "giustizia", ​​conduce le persone in direzioni diverse. Lisia non riuscì a fare questa distinzione e, di conseguenza, non riuscì nemmeno a definire cosa sia "l'amore" stesso all'inizio; il resto del suo discorso sembra messo insieme a caso, ed è, nel complesso, molto mal costruito. Socrate poi prosegue dicendo:

“Ogni discorso deve essere composto come una creatura vivente, con un corpo proprio; non deve essere né senza testa né senza gambe; e deve avere un mezzo e delle estremità che si adattino l'uno all'altro e all'intera opera. "

Il discorso di Socrate, invece, parte da una tesi e procede di conseguenza a divisioni, trovando l'amore divino e ponendolo come il più grande dei beni. Eppure, concordano, l'arte di fare queste divisioni è dialettica , non retorica, e bisogna vedere quale parte della retorica può essere stata tralasciata.

Quando Socrate e Fedro procedono a raccontare i vari strumenti del discorso così come scritti dai grandi oratori del passato, partendo dal "Preambolo" e dalla "Dichiarazione di fatti" e concludendo con la "Ricapitolazione", Socrate afferma che il tessuto sembra un poco logoro. Prosegue paragonando chi conosce solo questi strumenti a un medico che sa alzare e abbassare la temperatura corporea ma non sa quando è bene o male farlo, affermando che chi ha semplicemente letto un libro o è venuto attraverso alcune pozioni non sa nulla dell'arte. È simile chi sa comporre i passaggi più lunghi su argomenti banali o i passaggi più brevi su argomenti di grande importanza, quando afferma che insegnare ciò è impartire la conoscenza di comporre tragedie ; se uno affermasse di aver imparato l' armonia dopo aver appreso le note più basse e più alte sulla lira , un musicista direbbe che questa conoscenza è ciò che si deve imparare prima di padroneggiare l'armonia, ma non è la conoscenza dell'armonia stessa. Questo, dunque, è ciò che si deve dire a coloro che tentano di insegnare l'arte della retorica attraverso "Preamboli" e "Ricapitolazioni"; ignorano la dialettica e insegnano solo ciò che è necessario imparare come preliminari.

Continuano a discutere di ciò che è buono o cattivo per iscritto. Socrate racconta una breve leggenda, commentando in modo critico il dono della scrittura dal dio egizio Theuth al re Tamo , che doveva disperdere i doni di Theuth al popolo d'Egitto. Dopo che Theuth ha osservato la sua scoperta della scrittura come rimedio per la memoria, Thamus risponde che i suoi veri effetti sono probabilmente l'opposto; è un rimedio per ricordare, non ricordare, dice, con l'apparenza ma non la realtà della saggezza. Le generazioni future ascolteranno molto senza essere adeguatamente istruite e appariranno sagge ma non lo saranno, il che renderà difficile andare d'accordo con loro.

Nessuna istruzione scritta per un'arte può dare risultati chiari o certi, afferma Socrate, ma può solo ricordare a coloro che già sanno cosa sia la scrittura. Inoltre, gli scritti tacciono; non possono parlare, rispondere alle domande o difendersi da soli.

Di conseguenza, la sorella legittima di questo è, infatti, la dialettica; è il discorso vivo, che respira di chi sa, di cui la parola scritta può essere chiamata solo immagine. Chi sa usa l'arte della dialettica piuttosto che scrivere:

"Il dialettico sceglie un'anima propria e pianta e semina in essa un discorso accompagnato dalla conoscenza, discorso capace di aiutare se stesso come l'uomo che lo ha piantato, che non è sterile ma produce un seme da cui cresce più discorso nel carattere degli altri . Tale discorso rende il seme immortale per sempre e rende felice l'uomo che lo possiede, come può esserlo qualsiasi essere umano».

Interpretazioni e temi

Follia e ispirazione divina

Nel Fedro , Socrate fa l'affermazione piuttosto audace che alcune delle più grandi benedizioni della vita derivano dalla follia; e lo chiarisce in seguito notando che si riferisce specificamente alla follia ispirata dagli dei. Fedro è l'unico dialogo di Platone che mostra Socrate fuori dalla città di Atene, in campagna. Si credeva che spiriti e ninfe abitassero il paese, e Socrate lo sottolinea espressamente dopo il lungo palinodo con il suo commento sull'ascolto delle cicale . Dopo aver inizialmente osservato che "i paesaggi e gli alberi non hanno nulla da insegnarmi, solo le persone lo fanno", Socrate continua a fare osservazioni costanti sulla presenza e l'azione degli dei in generale, divinità della natura come Pan e le ninfe, e le Muse, oltre alla caratterizzazione insolitamente esplicita del proprio demone. L'importanza dell'ispirazione divina è dimostrata nella sua connessione con l'importanza della religione, della poesia e dell'arte e, soprattutto, dell'amore. Eros, proprio come nel Simposio , è contrapposto al mero desiderio del piacevole e gli viene data una funzione più alta, celeste. A differenza di Ion , un dialogo che tratta della follia e dell'ispirazione divina nella poesia e nella critica letteraria , la follia qui deve andare saldamente di pari passo con la ragione, l'apprendimento e l'autocontrollo sia nell'amore che nell'arte. Questa affermazione piuttosto audace ha sconcertato i lettori e gli studiosi dell'opera di Platone per secoli perché mostra chiaramente che Socrate vedeva un valore genuino negli elementi irrazionali della vita umana, nonostante molti altri dialoghi che lo mostrano sostenendo che si dovrebbe perseguire la bellezza e che la saggezza è la cosa più bella cosa di tutte.

Pederastia

Al centro di questo dialogo sono anche i rapporti pederastici comuni alla vita dell'antica Grecia. Oltre al tema dell'amore discusso nei discorsi, abbondano i doppi sensi apparenti e le allusioni sessuali; vediamo il flirt tra Fedro e Socrate. Mentre Fedro incoraggia Socrate a fare il suo primo discorso, Fedro fa un'osservazione a mezzogiorno che Socrate non dovrebbe andarsene perché il caldo non è passato ed è "dritto, come si suol dire", Socrate desidera sapere cosa sta tenendo Fedro sotto il suo mantello, e così via. Le relazioni discusse nei discorsi sono esplicitamente pederastiche. Eppure, questo è temperato in vari modi; i cambi di ruolo tra amante e amato sono costanti, come nel Simposio . Socrate, apparentemente l'amante, esorta Fedro ad aprire la strada in vari momenti, e il dialogo termina con Socrate e Fedro che se ne vanno come "amici"-uguali, piuttosto che prendere parte alla relazione amante/amato inerente alla pederastia greca. All'inizio si siedono sotto un agnocasto , che è esattamente ciò che suggerisce il nome, spesso noto come "pepe del monaco", era usato dai monaci per diminuire gli impulsi sessuali e si credeva fosse un antifrodisiaco . In particolare, Socrate vede la relazione pederastica come idealmente priva di consumazione sessuale; piuttosto che essere usata per il piacere sessuale, la relazione è una forma di follia divina, che aiuta sia l'amante che l'amato a crescere e raggiungere il divino.

Retorica, filosofia e arte

Il Fedro ci dà anche molto nel modo di spiegare come dovrebbe essere praticata l'arte. La discussione sulla retorica, la cui pratica propria si trova effettivamente nella filosofia, ha molte somiglianze con il ruolo di Socrate come " levatrice dell'anima" nel Teeteto ; il dialettico, come descritto, è particolarmente risonante. Per praticare l'arte, si deve avere una comprensione della verità e una comprensione dettagliata dell'anima per persuadere adeguatamente. Inoltre, bisogna avere un'idea di ciò che è bene o male per l'anima e, di conseguenza, sapere verso cosa l'anima dovrebbe essere persuasa. Padroneggiare gli strumenti di un'arte non significa aver padroneggiato l'arte in sé, ma solo i suoi preliminari. Questo è molto simile alla persona che afferma di aver padroneggiato l'armonia dopo aver appreso le note più alte e più basse della lira. Per praticare un'arte, si deve sapere che cosa che l'arte è per e che cosa può aiutare uno raggiungere.

Va considerato anche il ruolo dell'ispirazione divina nella filosofia; il filosofo è colpito dal quarto tipo di follia, quella dell'amore, ed è questa ispirazione divina che conduce lui e la sua amata verso il bene, ma solo quando è temperato dall'autocontrollo.

La scrittura, esaminata separatamente ma in definitiva equiparata alla filosofia e alla retorica, è alquanto deprecata; si afferma che la scrittura non può fare altro che ricordare a chi già lo sa. A differenza della dialettica e della retorica, la scrittura non può essere adattata a situazioni o studenti specifici; lo scrittore non ha il lusso di esaminare l'anima del suo lettore per determinare il modo corretto di persuadere. Quando viene attaccato non può difendersi, non è in grado di rispondere a domande o confutare le critiche. In quanto tale, il filosofo usa la scrittura "per divertirsi" e altre cose simili piuttosto che per insegnare agli altri. Uno scrittore, quindi, è un filosofo solo quando può sostenere egli stesso che la sua scrittura ha poco valore, tra le altre esigenze.

Quest'ultima critica della scrittura con cui si conclude il dialogo sembra essere uno degli aspetti più interessanti della conversazione per coloro che cercano di interpretare Platone in generale; Platone, naturalmente, ci arriva attraverso le sue numerose opere scritte, e la filosofia oggi si occupa quasi esclusivamente della lettura e della scrittura di testi scritti. Sembra opportuno ricordare che il protagonista e uomo ideale sempre presente di Platone, Socrate, si adatta perfettamente alla descrizione di Platone del dialettico, e non ha mai scritto nulla.

C'è un'eco di questo punto di vista nella Settima Epistola (Lettera) di Platone, dove Platone dice di non scrivere cose importanti.

Riferimenti in altre arti

  • Nella novella Morte a Venezia di Thomas Mann , il giovane amore del narratore Tadzio è associato a Fedro.
  • Nel romanzo di Mary Renault del 1953 L'auriga , un testo di Fedro viene passato tra i personaggi (omosessuali durante la seconda guerra mondiale) e l'immagine dell'auriga e dei suoi cavalli bianchi e neri ricorre mentre il protagonista lotta per scegliere tra l'amore consumato e quello non consumato.
  • In una scena chiave dell'adattamento cinematografico di Maurice , gli studenti, incluso Maurice, frequentano il corso di traduzione del Dean Cornwallis in cui due studenti universitari traducono oralmente in inglese il testo (basato su) Fedro ( Stephanus 251a, 255a–e), durante il quale il Decano istruisce uno per "Omettere il riferimento al vizio indicibile dei Greci".
  • Il film del 2016, Knight of Cups di Terrence Malick è ispirato, in parte, a Fedro .
  • Nel romanzo autobiografico romanzato di Robert M. Pirsig Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta , Pirsig si riferisce al suo sé passato prima di sottoporsi alla terapia elettroconvulsivante in terza persona e usando il nome "Fedro", inteso a riflettere la sua opposizione a certi metodi educativi e idee filosofiche.
  • Nel romanzo di Virginia Woolf del 1922 Jacob's Room , Jacob legge Fedro da solo nella sua stanza dopo una visita alla "mente enorme", come Woolf caratterizza il British Museum.

Testi e traduzioni

  • testo greco a Perseo
  • Platone: Eutifrone, Apologia, Critone, Fedone, Fedro. Greco con traduzione di Harold N. Fowler. Loeb Classical Library 36. Università di Harvard. Press (pubblicato originariamente nel 1914).
  • Traduzione Fowler a Perseus
  • Platone. Opera , volume II. Testi classici di Oxford. ISBN  978-0198145417
  • Platone. Opere complete. Hackett, 1997. ISBN  978-0872203495
  • Platone. Fedro (Edizione Scully). Focus Philosophical Library, 2003. ISBN  978-0941051545

Guarda anche

Appunti

Riferimenti

Ulteriori letture