Samadhi -Samadhi

Samadhi ( sanscrito : समाधी ), nellescuole Induismo , Giainismo , Buddismo , Sikhismo e Yoga , è uno stato dicoscienza meditativa . Nelle tradizioni yogiche e nellatradizione di commento buddista su cui sibasano il movimento birmano Vipassana e la tradizione della foresta thailandese , è un assorbimento meditativo o trance, raggiunto dalla pratica del dhyāna . In più antiche sutta buddisti, su cui diversi insegnanti Theravada occidentali contemporanei si basano, si riferisce allo sviluppo di una mente luminosa che è equanime e consapevole.

Nel Buddismo, è l'ultimo degli otto elementi del Nobile Ottuplice Sentiero . Nella tradizione Ashtanga Yoga , è l'ottavo e ultimo ramo identificato negli Yoga Sutra di Patanjali .

Definizioni

  • Sarbacker: samādhi è assorbimento meditativo , raggiunto con la pratica di dhyāna .
  • Diener, Erhard & Fischer-Schreiber: samādhi è uno stato di coscienza non dualistico in cui la coscienza del soggetto che sperimenta diventa tutt'uno con l'oggetto che osserva.
  • Shankman: un dimorare in cui la mente diventa molto immobile ma non si fonde con l'oggetto dell'attenzione, ed è quindi in grado di osservare e ottenere una visione del flusso mutevole dell'esperienza.
  • Paramahansa Yogananda : uno stato di mancanza di respiro senza suono. Una beata super-coscienza stato in cui una yogi percepisce l'identità del individualizzato Anima e Spirito Cosmico.

Etimologia

sanscrito

Varie interpretazioni per l' etimologia del termine sono possibili:

  • sam , "insieme" o "integrato"; a , "verso"; dhā , "ottenere, trattenere": acquisire integrazione o totalità, o verità ( samāpatti );
  • sam , "insieme"; a , "verso"; radice di dadhati , "mette, mette": un mettere o unire insieme;
  • sam , "uniformemente" o "completamente"; adhi , "stabilirsi": uno stato in cui ci si stabilisce nella massima misura nella coscienza Suprema;
  • samā , "pari"; dhi , "intelletto": uno stato di totale equilibrio di un intelletto distaccato .
  • sam , "perfetto" o "completo"; dhi , "coscienza": uno stato dell'essere in cui tutte le distinzioni tra la persona che medita in soggettiva, l'atto di meditazione e l'oggetto della meditazione si fondono nell'unità.
  • sama , "equanime"; dhi , "buddhi o l'intelletto"

Cinese

Termini cinesi comuni per samādhi includono le traslitterazioni sanmei (三昧) e sanmodi (三摩地 o 三摩提), così come la traduzione del termine letteralmente come ding (定 "fissità"). Le traduzioni di Kumarajiva usano tipicamente sanmei (三昧), mentre le traduzioni di Xuanzang tendono ad usare ding (定 "fissità"). Il canone buddista cinese include questi, così come altre traduzioni e traslitterazioni del termine.

Origine

Secondo Rhys Davids il primo uso attestato del termine samādhi nella letteratura sanscrita era nella Maitri Upanishad .

Associazione con dhyāna

Le origini della pratica del dhyāna , che culmina nel samādhi , sono oggetto di controversia. Secondo Bronkhorst, il dhyāna era un'invenzione buddista, mentre Alexander Wynne sostiene che il dhyāna fu incorporato dalle pratiche brahmaniche, nei Nikaya attribuiti ad Alara Kalama e Uddaka Ramaputta. Queste pratiche sono state abbinate alla consapevolezza e all'intuizione e hanno ricevuto una nuova interpretazione. Kalupahana sostiene anche che il Buddha "ritornò alle pratiche meditative" che aveva imparato da Alara Kalama e Uddaka Ramaputta.

buddismo

Traduzioni di
samādhi
inglese concentrazione; coscienza meditativa; 'riunire'
sanscrito समाधी
( IAST : samadhi )
pali samādhi
birmano သမာဓိ
( MLCTS : samadhi )
Cinese 三昧 o 三摩地 o 定
( Pinyin : sānmèi o sānmóde o dìng )
giapponese 三昧
( romaji : sanmai )
Khmer សមាធិ
( UNGEGN : samadhi )
coreano 삼매
( RR : sammae )
tibetano ཏིང་ ངེ་ འཛིན་
( Wylie : ting nge 'dzin )
tailandese สมาธิ
( RTGS : samathi )
vietnamita nh
( Chữ Nôm :)
Glossario del buddismo

Samadhi

Il termine ' samādhi ' deriva dalle radici ' sam-ā-dhā ', che significa 'raccogliere' o 'mettere insieme', e per questo viene spesso tradotto come 'concentrazione' o 'unificazione della mente'. Nei primi testi buddisti, samādhi è anche associato al termine samatha (calma dimora). Nella tradizione dei commentari, samādhi è definito come ekaggata , concentrazione della mente ( Cittass'ekaggatā ).

Samadhi e dhyanah

Samadhi è l'ultimo degli otto elementi del Nobile Ottuplice Sentiero . È spesso interpretato come riferito a dhyāna ( Pali : jhāna ), ma nei sutta samādhi e dhyāna non sono la stessa cosa. Mentre samādhi è concentrazione su un punto, in dhyāna questo samādhi è usato nelle fasi iniziali, per lasciare il posto a uno stato di equanimità e consapevolezza . La pratica del dhyāna permette di mantenere l'accesso ai sensi in modo consapevole , evitando risposte primarie alle impressioni sensoriali. Durante il secondo rūpa -dhyāna c'è pīti ("estasi") e sukha non sensuale ("piacere") come risultato di samādhi ( samādhi-ji , "nato da samādhi") che è libero da vitarka-vicara (" discorso pensiero") e dona tranquillità interiore .

Tabella: Rupa jhāna
Cetasika
(fattori mentali)
Primo
jhanah
Secondo
jhanah
Terzo
jhanah
Quarto
jhanah
Kāma / akusala Dhamma
(sensualità/qualità non qualificate)
appartato da;
ritirato
non si verifica non si verifica non si verifica
Pīti
(rapimento)
nato in isolamento;
pervade il corpo
samādhi: nato;
pervade il corpo
svanisce
(insieme all'angoscia)
non si verifica
Sukha
(piacere non sensuale)
pervade
il corpo fisico
abbandonato
(nessun piacere né dolore)
Vitakka
("pensiero applicato")
accompagna
jhāna
unificazione della consapevolezza
libera da vitakka e vicāra
non si verifica non si verifica
Vicāra
("pensiero sostenuto")
Upekkhasatipārisuddhi non si verifica fiducia interna equanime ;
attento
purezza di
equanimità e consapevolezza
Fonti:

Theravada

Buddhagosa definisce samādhi come "il centraggio della coscienza e della coscienza concomitanti equamente e giustamente su un singolo oggetto [...] lo stato in virtù del quale la coscienza e i suoi concomitanti rimangono uniformemente e giustamente su un singolo oggetto, non distratti e non dispersi". Secondo Buddhaghosa, i testi Theravada Pali menzionano quattro conseguimenti di samādhi :

  1. Concentrazione momentanea ( khanikasamādhi ):
    Una stabilizzazione mentale che sorge durante la meditazione samatha .
  2. Concentrazione preliminare ( parikammasamādhi ):
    Nasce dai tentativi iniziali del meditante di concentrarsi su un oggetto di meditazione.
  3. Accedere alla concentrazione ( upacārasamādhi ):
    Sorge quando vengono dissipati i cinque impedimenti , quando è presente jhāna e con l'apparizione del 'segno controparte' ( patibhaganimitta ).
  4. Concentrazione di assorbimento ( appanasamādhi ):
    L'immersione totale della mente nella sua meditazione dell'oggetto e la stabilizzazione di tutti e quattro i jhāna .

Secondo Buddhaghosa, nel suo influente lavoro standard Visuddhimagga , samādhi è la "causa prossima" per l'ottenimento della saggezza . Il Visuddhimagga descrive 40 diversi oggetti per la meditazione, che sono menzionati in tutto il canone Pali, ma esplicitamente enumerati nel Visuddhimagga , come la consapevolezza del respiro ( ānāpānasati ) e la gentilezza amorevole ( mettā ).

Mahāyāna

Bodhisattva seduto in meditazione . Afghanistan , II secolo d.C

Vimokṣamukha

I testi buddisti Pali descrivono tre tipi di samādhi che la tradizione commentata identifica come le 'porte di liberazione ' ( vimokṣamukha ) o, nella tradizione buddista cinese, le 'tre porte di liberazione' ( sān jiětuō mén ,三解脫門):

  1. Vuoto-concentrazione ( Sa : śūnyatā -samādhi ) ( Pi : suññato samādhi )
  2. Concentrazione senza segni ( Sa : ānimitta -samādhi ) ( Pi : animitto samādhi ) o concentrazione senza segni ( Sa : alakṣaṇa-samādhi )
  3. Concentrazione senza scopo ( Sa : apraṇihita-samādhi ) ( Pi : appaṇihito samādhi )

Questi tre non sono sempre citati nello stesso ordine. Nagarjuna , uno studioso buddista Madhyamaka , nel suo Maha-prajnaparamita-sastra , elencò apraṇihita prima di ānimitta , tuttavia altri, come Thích Nhất Hạnh , un insegnante buddista di Thien , elencano apraṇihita come il terzo dopo śūnyatā e ānimitta . Nagarjuna elenca questi tre tipi di samādhi tra le qualità dei veri illuminati ( bodhisattva ).

Concentrazione sul vuoto

Secondo Nagarjuna, la concentrazione sul 'vuoto' è il samādhi in cui si riconosce che le vere nature di tutti i dharma sono assolutamente vuote ( atyantaśūnya ), e che i cinque aggregati non sono il sé ( anātman ), non appartengono al sé ( anātmya ), e sono vuoti ( śūnya ) senza auto-natura .

Concentrazione sull'assenza di segni

Secondo Nagarjuna, la concentrazione sull'assenza di segni è il samādhi in cui si riconosce che tutti i dharma sono privi di segni ( ānimitta ). Secondo Thích Nhất Hạnh, i "segni" si riferiscono alle apparenze o alla forma, paragonando la concentrazione sull'assenza di segni al non farsi ingannare dalle apparenze, come la dicotomia tra essere e non essere.

Concentrazione sulla mancanza di scopo

'Senza scopo', tradotto anche come 'disimpegno' o 'senza desiderio' ( cinese wúyuàn 無願, lett . 'non desiderare', o wúzuò 無作, lett . 'non sorgere'), significa letteralmente 'non mettere nulla di fronte' . Secondo Dan Lusthaus, la concentrazione sull'"assenza di scopo" è caratterizzata dalla mancanza di obiettivi o piani per il futuro e dall'assenza di desiderio per gli oggetti della percezione. Secondo Nagarjuna, la concentrazione sulla 'senza scopo' è il samādhi in cui non si cerca alcun tipo di esistenza ( bhāva ), lasciando andare scopi o desideri ( praṇidhāna ) riguardanti i fenomeni condizionati e non producendo i tre veleni (vale a dire, passione, aggressività e ignoranza) nei loro confronti in futuro.

Mahāyāna . indiano

I primi testi Mahāyāna indiani esistenti enfatizzano le pratiche ascetiche, la dimora nella foresta e l'assorbimento in stati di unità meditativa, cioè samādhi . Queste pratiche sembrano aver occupato un posto centrale nel primo Mahāyāna, anche perché "possono aver dato accesso a nuove rivelazioni e ispirazioni".

Le tradizioni indiane Mahāyāna fanno riferimento a numerose forme di samādhi , ad esempio, la sezione 21 del Mahavyutpatti registra 118 forme distinte di samādhi e il Samadhiraja Sutra ha come tema principale un samādhi chiamato 'il samādhi che si manifesta come l'identità della natura essenziale di tutti i dharma s' ( sarva-dharma-svabhavā-samatā-vipañcita-samādhi ).

zen

Un maestro buddista tradizionale cinese Chán a Taiwan , seduto in meditazione

Dhyāna indiano è stato tradotto come chán in cinese e zen in giapponese. Ideologicamente la tradizione Zen enfatizza la prajna e l' intuizione improvvisa , ma nella pratica attuale prajna e samādhi, o l'intuizione improvvisa e la coltivazione graduale, sono accoppiate l'una all'altra. Soprattutto alcuni lignaggi della scuola Zen Rinzai sottolineano l'intuizione improvvisa, mentre la scuola Zen Sōtō pone più enfasi sullo shikantaza , allenando la consapevolezza del flusso di pensieri, permettendo loro di sorgere e svanire senza interferenze. Storicamente, molte arti tradizionali giapponesi sono state sviluppate o perfezionate per raggiungere il samādhi , tra cui l'apprezzamento dell'incenso (香道, kodõ ), la disposizione dei fiori (華道, kadō ), la cerimonia del (茶道, sadō ), la calligrafia (書道, shodō ) e le arti marziali. come il tiro con l' arco (弓道, kyūdō ). Il carattere giapponese 道 significa la via o il sentiero e indica che la pratica disciplinata nell'arte è una via per il samādhi .

induismo

Gli Yoga Sutra di Patanjali

Samadhi è l'ottavo ramo degli Yoga Sūtra, che segue rispettivamente il sesto e il settimo ramo di dhāraṇā e dhyāna .

Samyama

Secondo Taimni, dhāraṇā , dhyāna e samādhi formano una serie graduata:

  1. Dhāraṇā ― In dhāraṇā , la mente impara a concentrarsi su un singolo oggetto di pensiero. L'oggetto del focus è chiamato pratyaya . Nella dhāraṇā , lo yogi impara a prevenire che altri pensieri si intromettano nel focalizzare la consapevolezza sul pratyaya .
  2. Dhyāna ― Col tempo e con la pratica, lo yogin impara a sostenere la consapevolezza solo del pratyaya , quindi dhāraṇā si trasforma in dhyāna . In dhyāna , lo yogin arriva a realizzare la triplicità di colui che percepisce (lo yogin), percepito (il pratyaya ) e l'atto di percepire. Il nuovo elemento aggiunto alla pratica del dhyāna , che lo distingue da dhāraṇā è che lo yogi impara a minimizzare l'elemento percettore di questa triplicità. In questo modo, dhyāna è la graduale minimizzazione di colui che percepisce, o la fusione dell'osservatore con l'osservato (il pratyaya ).
  3. Samadhi ― Quando lo yogin può: (1) mantenere la concentrazione sul pratyaya per un lungo periodo di tempo e (2) ridurre al minimo la propria autocoscienza durante la pratica, allora dhyāna si trasforma in samādhi. In questo modo, quindi, lo yogin si fonde con il pratyaya . Patanjali paragona questo al posizionare un gioiello trasparente su una superficie colorata: il gioiello assume il colore della superficie. Allo stesso modo, nel samādhi , la coscienza dello yogin si fonde con l'oggetto del pensiero, il pratyaya . Il pratyaya è come la superficie colorata e la coscienza dello yogin è come il gioiello trasparente.

Samadhi negli Yoga Sutra

Samadhi è l'unità con l'oggetto della meditazione. Non c'è distinzione tra atto di meditazione e oggetto di meditazione. Samadhi è di due tipi, con e senza il supporto di un oggetto di meditazione:

  • Samprajnata samādhi (chiamato anche samādhi samprajnata e sabīja samādhi ,) si riferisce al samadhi con il supporto di un oggetto di meditazione. In Sutra 1:17 Patanjali ci dice che samprajnata samādhi comprende quattro stadi: "l'alta coscienza completa (samprajnata samādhi) è quella che è accompagnata da vitarka (deliberazione), vicara (riflessione), ānanda (estasi) e asmitā (un senso di 'Io'-ness)".
I primi due, deliberazione e riflessione, costituiscono la base dei vari tipi di samāpatti :
  • Savitarka , "deliberativo": la mente, citta , è concentrata su un oggetto grossolano di meditazione, un oggetto con un aspetto manifesto che è percepibile dai nostri sensi, come la fiamma di una lampada, la punta del naso o l'immagine di una divinità. La concettualizzazione ( vikalpa ) avviene ancora, nella forma della percezione, della parola e della conoscenza dell'oggetto di meditazione. Quando la deliberazione è terminata, questo è chiamato nirvitarka samāpatti .
  • Savichara , "riflessivo": la mente, citta , è concentrata su un oggetto sottile di meditazione, che non è percepibile dai sensi, ma è raggiunto per inferenza, come i sensi, il processo di cognizione, la mente, l'io- sono, i chakra , il respiro interiore ( prana ), le nadi , l'intelletto ( buddhi ). La calma della riflessione si chiama nirvichara samāpatti .
Le ultime due associazioni, sānanda samādhi e sāsmitā , sono rispettivamente uno stato di meditazione e un oggetto di savichara samādhi :
  • Sānanda , "con beatitudine": noto anche come "beatitudine suprema", o "con estasi", questo stato enfatizza lo stato ancora più sottile di beatitudine in meditazione; sananda è libero da vitarka e vicara.
  • Sāsmitā , "con ego": il citta è concentrato sul senso o sentimento di "io-sono-essere".
  • Asamprajñata samādhi (chiamato anche nirvikalpa samādhi e nirbija samādhi ) si riferisce al samādhi senza il supporto di un oggetto di meditazione, che porta alla conoscenza del purusha o coscienza, l'elemento più sottile.

Samprajñata samādhi

Secondo Paramahansa Yogananda , in questo stato si lascia andare l'ego e si diventa consapevoli dello Spirito oltre la creazione. L'anima è quindi in grado di assorbire il fuoco della Saggezza-Spirito che "arrostisce" o distrugge i semi delle inclinazioni legate al corpo. L'anima come meditatore, il suo stato di meditazione e lo Spirito come oggetto di meditazione diventano una cosa sola. L'onda separata dell'anima che medita nell'oceano dello Spirito si fonde con lo Spirito. L'anima non perde la sua identità, ma si espande solo nello Spirito. In Savikalpa samādhi la mente è cosciente solo dello Spirito interiore; non è cosciente del mondo esterno. Il corpo è in uno stato di trance, ma la coscienza è pienamente percettiva della sua beata esperienza interiore.

L'astronauta dell'Apollo 14 Edgar Mitchell , fondatore dell'Institute of Noetic Sciences , ha paragonato l'esperienza di vedere la terra dallo spazio, noto anche come effetto panoramica , al savikalpa samādhi .

Ānanda e Asmita

Secondo Ian Whicher, lo status di sānanda e sāsmitā nel sistema di Patanjali è oggetto di controversia. Secondo Maehle, i primi due costituenti, deliberazione e riflessione, costituiscono la base dei vari tipi di samāpatti . Secondo Feuerstein:

"Gioia" e "Io-sono" [...] devono essere considerati come fenomeni che accompagnano ogni [estasi] cognitiva. Le spiegazioni dei commentatori classici su questo punto sembrano essere estranee alla gerarchia degli stati [estatici] di Patanjali, e sembra improbabile che ānanda e asmita debbano costituire livelli indipendenti di samādhi .

Ian Whicher non è d'accordo con Feuerstein, vedendo ānanda e asmitā come fasi successive di nirvicara-samāpatti . Whicher si riferisce a Vācaspati Miśra (900-980 d.C.), il fondatore del Bhāmatī Advaita Vedanta che propone otto tipi di samāpatti :

  • Savitarka-samāpatti e nirvitarka-samāpatti , entrambi con oggetti grossolani come oggetti di supporto;
  • Savicāra-samāpatti e nirvicāra-samāpatti , entrambi con oggetti sottili come oggetti di appoggio;
  • Sānanda-samāpatti e nirananda-samāpatti , entrambi con gli organi di senso come oggetti di sostegno
  • Sāsmitā-samāpatti e nirasmitā-samāpatti , entrambi con il senso di "io sono" come supporto.

Vijnana Bikshu (ca. 1550-1600) propone un modello a sei stadi, rifiutando esplicitamente il modello di Vacaspati Misra. Vijnana Bikshu considera la gioia ( ānanda ) come uno stato che sorge quando la mente supera lo stadio di vicara . Whater concorda sul fatto che ānanda non è uno stadio separato del samādhi . Secondo Whicher, l'opinione di Patanjali sembra essere che il nirvicara-samādhi sia la più alta forma di estasi cognitiva.

Secondo Sarasvati Buhrman, " Babaji una volta spiegò che quando le persone provano sensazioni di beatitudine durante sādhanā , a livello grossolano il respiro è uguale in entrambe le narici, e a livello sottile il flusso pranico in ida e pingala nadi è equilibrato. Questo è chiamato sushumna respiro perché il prana residuo del sushuma, il kundalini , fluisce in sushumna nadi, facendo dominare sattva guna . "Crea una sensazione di pace. Quella pace è ānanda". In sānanda samādhi l'esperienza di quell'ānanda, di quel flusso sattvico, non è contaminata da nessun'altra vrittis , o pensiero, tranne la consapevolezza del piacere di ricevere quella beatitudine".

Asamprajñata samādhi

Secondo Maehle, asamprajñata samādhi (chiamato anche nirvikalpa samādhi e nirbija samādhi ) porta alla conoscenza del purusha o coscienza, l'elemento più sottile. Heinrich Zimmer distingue il nirvikalpa samādhi dagli altri stati come segue:

Nirvikalpa samādhi , d'altra parte, assorbimento senza autocoscienza, è una fusione dell'attività mentale ( cittavṛtti ) nel Sé, a un tale grado, o in modo tale, che la distinzione ( vikalpa ) di conoscitore, atto di conoscere, e l'oggetto conosciuto si dissolve - come le onde svaniscono nell'acqua e come la schiuma svanisce nel mare.

Swami Sivananda descrive nirbija samādhi (letteralmente "samādhi" senza semi) come segue:

"Senza semi o Samskara […] Tutti i semi o impressioni vengono bruciati dal fuoco della conoscenza […] tutti i Samskara e i Vasana che provocano rinascite sono totalmente liberati. Tutti i Vritti o modificazioni mentali che sorgono dal mente-lago vengono sottoposte a moderazione, le cinque afflizioni, vale a dire, Avidya (ignoranza), Asmita (egoismo), Raga-dvesha (amore e odio) e Abhinivesha (attaccamento alla vita) sono distrutte e i legami del Karma sono annientati [. ..] Dà Moksha (la liberazione dalla ruota delle nascite e delle morti). Con l'avvento della conoscenza del Sé, l'ignoranza svanisce. Con la scomparsa della causa radice, vale a dire, l'ignoranza, l'egoismo, ecc., anche scomparire".

nel aivismo

Nirvikalpaka yoga è un termine nel sistema filosofico dello Shivaismo , in cui, attraverso il samādhi , c'è una completa identificazione tra "Io" e Shiva , in cui i concetti stessi di nome e forma scompaiono e solo Shiva è sperimentato come il vero Sé . In quel sistema, questa esperienza si verifica quando c'è la completa cessazione di tutti i costrutti di pensiero.

Sahaja samādhi

Ramana Maharshi ha distinto tra kevala nirvikalpa samadhi e sahaja nirvikalpa samādhi :

Sahaja samadhi è uno stato in cui viene mantenuto un livello di silenzio all'interno del soggetto insieme (simultaneamente) al pieno uso delle facoltà umane.

Kevala nirvikalpa samādhi è temporaneo, mentre sahaja nirvikalpa samādhi è uno stato continuo durante l'attività quotidiana. Questo stato sembra intrinsecamente più complesso del sāmadhi , poiché coinvolge diversi aspetti della vita, vale a dire l'attività esterna, la quiete interna e la relazione tra di loro. Sembra anche essere uno stato più avanzato, poiché viene dopo la padronanza del samādhi .

Sahaja è una delle quattro parole chiave della Nath sampradaya insieme a Svecchachara , Sama e Samarasa . La meditazione e il culto sahaja erano prevalenti nelle tradizioni tantriche comuni all'induismo e al buddismo in Bengala già dall'VIII al IX secolo.

Mahāsamādhi

Nelle tradizioni indù o yogiche, mahāsamādhi , il "grande" e finale samādhi , è l'atto di lasciare consapevolmente e intenzionalmente il proprio corpo al momento della morte. Secondo questa credenza, uno yogi o yogini realizzato e liberato ( Jivanmukta ) che ha raggiunto lo stato di nirvikalpa samādhi può uscire consapevolmente dal proprio corpo e raggiungere l' illuminazione al momento della morte mentre si trova in uno stato meditativo profondo e cosciente.

Alcuni individui, secondo i loro seguaci, hanno dichiarato in anticipo il giorno e l'ora del loro mahāsamādhi . Questi includono Lahiri Mahasaya la cui morte il 26 settembre 1895 fu di questa natura, secondo Paramahansa Yogananda . La morte di Paramahansa Yogananda, avvenuta il 7 marzo 1952, fu descritta dai suoi seguaci come l'entrata in mahāsamādhi . Daya Mata, uno dei discepoli diretti di Yogananda, ha detto che Yogananda la sera prima le aveva chiesto "Ti rendi conto che è solo questione di ore e me ne andrò da questa terra?"

Confronti con il Buddismo

La descrizione di Patanjali del samādhi ricorda i jhāna buddisti . Secondo Jianxin Li, samprajñata samādhi può essere paragonato ai rūpa jhāna s del buddismo. Questa interpretazione può essere in conflitto con Gombrich e Wynne, secondo i quali il primo e il secondo jhāna rappresentano la concentrazione, mentre il terzo e il quarto jhāna combinano la concentrazione con la consapevolezza. Secondo Eddie Crangle, il primo jhāna assomiglia al samprajñata samādhi di Patanjali , che condividono entrambi l'applicazione di vitarka e vicara .

Secondo David Gordon White , la lingua degli Yoga Sūtra è spesso più vicina al "sanscrito ibrido buddista, il sanscrito delle prime scritture buddiste Mahāyana, che al sanscrito classico di altre scritture indù". Secondo Karel Werner:

Il sistema di Patanjali è impensabile senza il buddismo. Per quanto riguarda la sua terminologia c'è molto negli Yoga Sutra che ci ricordano le formulazioni buddiste del Canone Pāli e ancor più del Sarvastivada Abhidharma e del Sautrāntika ".

Robert Thurman scrive che Patañjali fu influenzato dal successo del sistema monastico buddista per formulare la propria matrice per la versione di pensiero che considerava ortodossa. Tuttavia, lo Yoga Sutra, in particolare il quarto segmento di Kaivalya Pada, contiene diversi versi polemici critici del buddismo, in particolare la scuola Vijñānavāda di Vasubandhu.

Sebbene Patañjali sia stato influenzato dal buddismo e abbia incorporato il pensiero e la terminologia buddisti, il termine " nirvikalpa samādhi " è insolito in un contesto buddista, sebbene alcuni autori abbiano identificato nirvikalpa samādhi con i jhāna senza forma e/o nirodha samāpatti .

Un termine simile, nirvikalpa-jñāna , si trova nella tradizione buddista Yogacara , ed è tradotto da Edward Conze come "cognizione indifferenziata". Conze osserva che, in Yogacara, solo l'esperienza effettiva del nirvikalpa-jñāna può provare i resoconti dati di esso nelle scritture. Descrive il termine usato nel contesto Yogacara come segue:

La "conoscenza indiscriminata" conosce prima l'irrealtà di tutti gli oggetti, poi si rende conto che senza di essi anche la conoscenza stessa cade a terra, ed infine intuisce direttamente la realtà suprema. Si fanno grandi sforzi per mantenere la natura paradossale di questa gnosi . Pur senza concetti, giudizi e discriminazioni, non è tuttavia solo spensieratezza. Non è né una cognizione né una non cognizione; la sua base non è né pensiero né non pensiero... Non c'è qui dualità di soggetto e oggetto. La cognizione non è diversa da ciò che è conosciuto, ma completamente identica ad essa.

Un senso diverso nell'uso buddista si trova nell'espressione sanscrita nirvikalpayati ( pali : nibbikappa ) che significa "libera dall'incertezza (o dalla falsa discriminazione)" es. "distingue, valuta con attenzione".

Bhava samādhi

Bhāva samādhi è uno stato di coscienza estatica che a volte può essere un'esperienza apparentemente spontanea, ma è generalmente riconosciuto come il culmine di lunghi periodi di pratiche devozionali. Si ritiene da alcuni gruppi di essere evocato attraverso la presenza di "esseri superiori". Bhāva samādhi è stato sperimentato da figure importanti della storia spirituale indiana, tra cui Sri Ramakrishna Paramahamsa e alcuni dei suoi discepoli, Chaitanya Mahaprabhu e il suo discepolo principale Nityananda, Mirabai e numerosi santi della tradizione bhakti .

Significato e significato

Ramakrishna in samādhi a casa di Keshab Chandra Sen. È visto sostenuto da suo nipote Hriday e circondato da devoti brahmo.

Bhāva samādhi , a volte tradotto come 'trance', non ha una controparte diretta nella lingua inglese, sebbene "ecstasy" sia la traduzione più vicina. Le varie traduzioni che sono state proposte si riferiscono tutte ad uno stato estatico di coscienza, che si ottiene incanalando le emozioni in una concentrazione unificata ( samādhi ) durante la quale il praticante sperimenta l'estasi devozionale. Ad esempio, in The Gospel of Sri Ramakrishna , Mahendranath Gupta , racconta di aver osservato lo stato d'animo introverso di Ramakrishna Paramahamsa in cui divenne "inconscio del mondo esterno". Gupta più tardi "imparò che questo stato d'animo è chiamato bhāva , estasi".

"Bhāva" denota lo stato d'animo di estasi e abbandono che è indotto dalla maturazione della devozione al proprio ' Ishta deva' (oggetto di devozione). " Bhava " in questo contesto significa "sentimento", "emozione", "stato d'animo" o "stato mentale devozionale". Questo si riferisce alla vita emotiva dell'aspirante, che nella pratica del jnana o raja yoga è controllata per trascendere le sfere della mente e dell'intelletto. Nel bhakti yoga , tuttavia, bhāva non è né controllato né soppresso, ma viene trasformato in devozione e incanalato verso il Signore". Swami Sivananda afferma che è un "sentimento interiore" che deve essere sviluppato attraverso una pratica adeguata proprio come qualsiasi altra facoltà del mente ad esempio memoria o forza di volontà.

Secondo Ramakrishna Paramahamsa si può dire che il vero bhāva si verifica solo quando la relazione con il Divino è stabilita in modo tale da rimanere fissa nella nostra coscienza in ogni momento, "sia mangiando, bevendo, seduti o dormendo". Solo quando il bhāva è completamente maturo, il sadhaka (cercatore spirituale) sperimenta " bhāva samādhi ". Bhāva samādhi si verifica quando le emozioni sono perfettamente incanalate in un'unica concentrazione sull'oggetto della propria devozione. È stato anche descritto come "assorbimento nella meditazione dovuto a causa emotiva, ad esempio kirtan [musica devozionale]" e "pura estasi, una condizione causata quando il cuore è afferrato dall'abbraccio divino".

Le pratiche devozionali che possono evocare bhāva , come "bhajan" e kirtan (musica spirituale), sono pratiche standard nella tradizione bhakti e nelle missioni di molti santi indiani tra cui Ramakrishna Paramahamsa e Shivabalayogi Maharaj. Shri Shivabalayogi usava spesso le parole "bhāva" e "bhāva samādhi" in modo intercambiabile. Ha spiegato bhava come segue:

"Tutti sono in una sorta di bhāva del guru a causa del loro attaccamento al guru. L'attaccamento e la devozione della mente sono il vero bhāva ". “Bhāva è l'inizio del samādhi e del tapas. Lo inducono le anime superiori. Bhāva aiuta nel progresso fisico, mentale e spirituale."

Le qualità richieste per un autentico bhāva samādhi sono state enfatizzate da Ramakrishna Paramahamsa quando disse che un'esperienza spirituale di un piano inferiore può essere ottenuta "dalla momentanea esuberanza delle emozioni", ma le scritture dicono che bhāva samādhi è impossibile da mantenere a meno che i desideri mondani non abbiano sono state rimosse e sono state stabilite qualità proprie come la rinuncia e il distacco.

Uso improprio e polemiche

Ci sono stati molti abusi e controversie associate a bhāva samādhi . In primo luogo, bhāva stesso è stato scambiato per uno stato spirituale avanzato, mentre il grande esponente di bhāva samādhi , Ramakrishna Paramahamsa, ha chiarito ai suoi discepoli che bhāva è uno stato preliminare di coscienza; che non era così importante sperimentare una tale estasi temporanea (bhāva) e che sul sentiero spirituale "la vera fede e la rinuncia sono molto più grandi". Che bhāva sia un'esperienza preliminare è stato sottolineato anche da Shivabalayogi Maharaj:

"Durante questo tutto il tuo bhāva (i sentimenti della mente) si concentrerà sulla tua divinità preferita e quindi la tua mente diventa più concentrata, più concentrata su un singolo punto. Allora la meditazione stessa diventa molto più facile e di conseguenza si prende la meditazione più volentieri. "È come dare del cioccolato a un bambino per farlo andare a scuola. Ma non ci si deve accontentare solo del cioccolato, bisogna andare a scuola. Allo stesso modo, si deve meditare."

In secondo luogo, le persone hanno falsamente affermato di aver ottenuto spontaneamente poteri ed esperienze spirituali attraverso bhāva , mentre bhāva samādhi è il culmine di un lungo periodo di pratica devozionale. Bhāva è stato persino utilizzato dalle persone per affermare falsamente di essere "posseduti da divinità sacre" e per impartire ordini per conto di queste divinità. Se il bhāva è genuino, tuttavia, la persona diventerà non violenta e introversa e non reclamerà né darà istruzioni tramite bhāva . Gli sforzi spirituali dovrebbero sempre consentire alla mente di recedere e diventare quieta, andando introverso verso il Sé. Swami Vivekananda ha avvertito i sadhak (aspiranti spirituali) di stare attenti alle affermazioni fatte sulle esperienze di bhāva :

"Ha sottolineato che Ramakrishna ha attraversato lunghi anni di rigorosa autodisciplina e che la sua estasi era un frutto di quella disciplina, non un'emotività superficiale. "Quando le persone cercano di praticare la religione", ha detto Naren, "l'ottanta per cento di loro si trasforma in imbroglioni , e circa il quindici percento impazzisce. È solo il restante cinque percento che ottiene una conoscenza diretta della Verità e quindi diventa benedetto. Quindi attenzione."

In terzo luogo, il genuino bhāva samādhi , che è uno stato interno di coscienza, è stato identificato con i movimenti esterni del corpo, come la danza e il canto. È stato affermato che "la natura stessa di bhāva - a volte con un'espressione esteriore così vigorosa nell'azione e nel movimento - aveva sempre significato che coloro che desideravano attenzione o status in un gruppo a volte semplicemente fingevano di essere in bhāva per ottenere un guadagno personale ". Tuttavia, la profondità dell'esperienza bhāva varia tra i diversi individui e dipende dalla maturità spirituale delle loro menti. I sadhak maturi di solito non mostrano segni esteriori di bhāva , che sono indicativi della profondità delle loro esperienze. Il problema dei devoti che tentano di fare affermazioni sul loro stato interiore di coscienza imitando indicatori esterni di autentico bhāva samādhi è stato affrontato da Swami Vivekananda nella Missione di Ramakrishna:

"Si è scoperto che molti stavano effettivamente cercando di indurre i sintomi fisici esteriori del samādhi e anche di imitare i movimenti di chi sta ballando in estasi. Naren ha ragionato con questi devoti e li ha persuasi a smettere di morire di fame e a mangiare cibo sano, e a provare controllare le proprie emozioni invece di coltivare l'isteria. Il risultato è stato un aumento della spiritualità e una diminuzione dello spettacolo esteriore".

Le azioni delle persone in bhāva samādhi, come ballare in estasi, possono sembrare molto strane ad alcuni. Nella missione di Shri Shivabalayogi Maharaj a centinaia di persone si sono verificati vari livelli di bhāva. Bhāva è stato controverso in tutti i programmi pubblici di Shivabalayogi e le sue stesse dichiarazioni sul fenomeno appaiono incoerenti. Sebbene alcuni agissero o abusassero dell'esperienza, quando le persone si lamentavano con Sri Shivabalayogi, era intollerante alla maggior parte delle critiche o delle interferenze. "Non è un dramma. Succede davvero".

Per collocare bhāva samādhi nel corretto contesto spirituale, Ramakrishna Paramahansa disse:

"Se si vuole misurare la profondità delle esperienze spirituali, lo si deve fare osservando la propria fermezza, rinuncia, forza di carattere, l'attenuazione dei desideri di godimento ecc. È solo con questa pietra di paragone, e nessun altro mezzo, che la quantità di scorie in estasi può essere valutato."

Sikhismo

Il Samadhi di Ranjit Singh si trova vicino all'iconico Badshahi Masjid a Lahore , in Pakistan .

Nel Sikhismo la parola è usata per riferirsi a un'azione che si usa per ricordare e fissare la propria mente e anima su Waheguru . Lo Sri Guru Granth Sahib informa:

  • "Ricorda in meditazione il Signore Onnipotente, ogni momento e ogni istante; medita su Dio nella pace celeste del Samadhi." (pag. 508)
  • "Sono attaccato a Dio nel celeste Samadhi." (pag. 865)
  • "Il Samadhi più degno è mantenere la coscienza stabile e focalizzata su di Lui." (pag. 932)

Il termine Samadhi si riferisce a uno stato d'animo piuttosto che a una posizione fisica del corpo. Le Scritture spiegano:

  • "Sono assorto nel celeste Samadhi, amorevolmente attaccato al Signore per sempre. Vivo cantando le Gloriose Lodi del Signore" (p. 1232)
  • "Notte e giorno, rapiscono e godono il Signore nei loro cuori; sono intuitivamente assorbiti nel Samadhi. ||2||" (pag. 1259)

I Guru Sikh informano i loro seguaci:

  • "Alcuni rimangono assorbiti nel Samadhi, le loro menti fissate amorevolmente sull'Unico Signore; riflettono solo sulla Parola dello Shabad ." (pag. 503)

Guarda anche

Appunti

Riferimenti

Riferimenti web

Bibliografia

link esterno

induismo
Buddismo Theravada
Buddismo tibetano