prosodia sanscrita - Sanskrit prosody

La prosodia sanscrita o Chandas si riferisce a uno dei sei Vedanga , o arti degli studi vedici. È lo studio dei metri e dei versi poetici in sanscrito . Questo campo di studio era centrale per la composizione dei Veda , i canoni scritturali dell'Induismo , così centrale che alcuni successivi testi indù e buddisti si riferiscono ai Veda come Chanda .

I Chanda, sviluppati dalle scuole vediche, erano organizzati intorno a sette metri principali e ciascuno aveva il proprio ritmo, movimenti ed estetica. I metri sanscriti includono quelli basati su un numero fisso di sillabe per verso e quelli basati su un numero fisso di more per verso.

Esistenti antichi manuali di Chandas includono Pingala 's Chandah Sutra , mentre un esempio di un manuale medievale prosodia sanscrito è di Kedara Bhatta Vrittaratnakara . Le raccolte più complete di prosodia sanscrita descrivono oltre 600 metri. Questo è un repertorio sostanzialmente più ampio rispetto a qualsiasi altra tradizione metrica.

Etimologia

Il termine Chandas ( sanscrito : छन्दः/छन्दस् chandaḥ/chandas (singolare), छन्दांसि chandāṃsi (plurale)) significa "piacevole, seducente, adorabile, delizioso o affascinante", e si basa sulla radice chad che significa "stimato per compiacere, per sembrare buono, sentirsi piacevole e/o qualcosa che nutre, gratifica o si celebra". Il termine si riferisce anche a "qualsiasi parte metrica dei Veda o altra composizione".

Storia

Gli inni di Rigveda includono i nomi dei metri, il che implica che la disciplina di Chandas (prosodia sanscrita) emerse nel II millennio a.C. Lo strato Brahmana della letteratura vedica, composto tra il 900 aC e il 700 aC, contiene un'espressione completa dei Chanda . Il trattato di Panini sulla grammatica sanscrita distingue Chandas come i versi che compongono i Veda, da Bhāṣā (sanscrito: भाषा), la lingua parlata dalle persone per la comunicazione quotidiana.

I testi vedici sanscriti impiegano quindici metri, di cui sette sono comuni, ei più frequenti sono tre (righi di 8, 11 e 12 sillabe). I testi post-vedici, come l'epica e altra letteratura classica dell'induismo, utilizzano sia metri lineari che non lineari, molti dei quali sono basati su sillabe e altri basati su versi diligentemente elaborati basati su numeri ripetuti di morae (matra per piede). Sono noti circa 150 trattati sulla prosodia sanscrita di epoca classica, in cui sono stati definiti e studiati circa 850 metri dagli studiosi indù antichi e medievali.

L'antico Chandahsutra di Pingala , chiamato anche Pingala Sutra , è il più antico testo di prosodia sanscrito sopravvissuto fino all'età moderna, ed è datato tra il 600 e il 200 a.C. Come tutti i Sutra , il testo Pingala è un distillato di informazioni sotto forma di aforismi, e questi sono stati ampiamente commentati attraverso la tradizione bhashya dell'induismo. Dei vari commentari, quelli ampiamente studiati sono i tre testi del VI secolo: Jayadevacchandas , Janashrayi-Chhandovichiti e Ratnamanjusha , il commento del X secolo dello studioso di prosodia del Karnataka Halayudha, autore anche delle grammaticali Shastrakavya e Kavirahasya (letteralmente, Il segreto del poeta ). Altri importanti commenti storici includono quelli di Yadavaprakasha dell'XI secolo e Bhaskaracharya del XII secolo, nonché Chandonushasana di Jayakriti e Chandomanjari di Gangadasa.

Non c'è parola senza metro,
né c'è metro senza parole.

Natya Shastra

I principali testi indù enciclopedici e artistici del 1 ° e 2 ° millennio dC contengono sezioni su Chandas . Ad esempio, i capitoli dal 328 al 335 dell'Agni Purana , il capitolo 15 del Natya Shastra , il capitolo 104 del Brihat Samhita , la sezione Pramodajanaka del Manasollasa contengono trattati incorporati su Chandas .

Elementi

Nomenclatura

Una sillaba ( akshara , अक्षर), in sanscrito prosodia, è una vocale che segue una o più consonanti, o una vocale senza. Una sillaba corta è una che termina con una delle vocali corte ( hrasva ), che sono a (अ), i (इ), u (उ), ṛ (ऋ) e ḷ (ऌ). La sillaba lunga è definita come una delle vocali lunghe ( dirgha ), che sono ā (आ), ī (ई), ū (ऊ), ṝ (ॠ), e (ए), ai (ऐ), o (ओ) e au (औ), o uno con una vocale breve seguita da due consonanti.

Una strofa ( śloka ) è definita nella prosodia sanscrita come un gruppo di quattro quarti ( pāda s). Gli studi prosodici indiani riconoscono due tipi di strofe. Le stanze Vritta sono quelle che hanno un numero preciso di sillabe, mentre le stanze jati sono quelle che si basano su lunghezze di tempo sillabiche (morae, matra ) e possono contenere un numero variabile di sillabe.

Le stanze vritta hanno tre forme: Samavritta , dove i quattro quarti sono simili nello schema, Ardhasamavritta , dove i versi alternati hanno una struttura sillabica simile, e Vishamavritta dove tutti e quattro i quarti sono differenti. Una Vritta regolare è definita come quella in cui il numero totale di sillabe in ogni riga è inferiore o uguale a 26 sillabe, mentre le irregolari ne contengono di più. Quando il metro è basato su morae ( matra ), una sillaba corta viene contata come una mora e una sillaba lunga come due more.

Classificazione

I metri trovati nella poesia sanscrita classica sono talvolta classificati alternativamente in tre tipi.

  1. Verso sillabico ( akṣaravṛtta o aksharavritta): i metri dipendono dal numero di sillabe in un verso, con relativa libertà nella distribuzione delle sillabe leggere e pesanti. Questo stile deriva da forme vediche più antiche e si trova nei grandi poemi epici, il Mahabharata e il Ramayana .
  2. Versetto sillabo-quantitativo ( varṇavṛtta o varnavritta): i metri dipendono dal conteggio delle sillabe, ma gli schemi leggeri sono fissi.
  3. Verso quantitativo ( mātrāvṛtta o matravritta): i metri dipendono dalla durata, dove ogni verso ha un numero fisso di morae , solitamente raggruppate in gruppi di quattro.

Sillabe leggere e pesanti

La maggior parte della poesia sanscrita è composta in versi di quattro righe ciascuno. Ogni quarto di verso è chiamato pāda (letteralmente, "piede"). Metri della stessa lunghezza si distinguono per lo schema delle sillabe laghu ("leggero") e guru ("pesante") nel pāda . Le regole che distinguono le sillabe laghu e guru sono le stesse di quelle per la prosa non metrica, e queste sono specificate nei testi vedici Shiksha che studiano i principi e la struttura del suono, come i Pratishakhya . Alcune delle regole significative sono:

Meter è una vera e propria nave,
per chi vuole andare,
attraverso il vasto oceano della poesia.

Dandin , VII secolo

  1. Una sillaba è laghu solo se la sua vocale è hrasva ("corta") e seguita al massimo da una consonante prima che venga incontrata un'altra vocale.
  2. Una sillaba con anusvara ('ṃ') o visarga ('ḥ') è sempre guru .
  3. Tutte le altre sillabe sono guru , sia perché la vocale è dīrgha ("lunga"), sia perché la vocale hrasva è seguita da un gruppo di consonanti.
  4. Le vocali hrasva sono i monottonghi brevi: 'a', 'i', 'u', 'ṛ' e 'ḷ'
  5. Tutte le altre vocali sono dirgha : 'ā', 'ī', 'ū', 'ṝ', 'e', ​​'ai', 'o' e 'au'. (Si noti che, morfologicamente, le ultime quattro vocali sono in realtà i dittonghi 'ai', 'āi', 'au' e 'āu', come chiariscono le regole del sandhi in sanscrito.)
  6. Gangadasa Pandita afferma che l'ultima sillaba in ogni pāda può essere considerata guru , ma un guru alla fine di un pāda non è mai contato come laghu .

Per la misurazione con mātrā (morae), le sillabe laghu contano come un'unità e le sillabe guru come due unità.

Eccezioni

I trattati indiani sulla prosodia hanno creato eccezioni a queste regole basate sul loro studio del suono, che si applicano alla prosodia sanscrita e pracritica. Ad esempio, l'ultima vocale di un verso, indipendentemente dalla sua lunghezza naturale, può essere considerata corta o lunga a seconda del requisito del metro. Fanno eccezione anche i suoni speciali, del tipo प्र, ह्र, ब्र e क्र.

Gaṇa

Gaṇa ( sanscrito , "gruppo") è il termine tecnico per lo schema di sillabe leggere e pesanti in una sequenza di tre. Viene utilizzato in trattati di Sanskrit prosodia per descrivere metri, secondo un primo metodo proposto in PINGALA s' chandahsutra . Pingala organizza i contatori utilizzando due unità:

  • l : una sillaba "leggera" (L), chiamata laghu
  • g : una sillaba "pesante" (H), chiamata guru
Piedi e accenti metrici
disillabi
˘ ˘ pirro , dibrach
˘ ¯ giambo
¯ ˘ trochee , coree
¯ ¯ spondeo
trisillabi
˘ ˘ ˘ basamento
¯ ˘ ˘ dattilo
˘ ¯ ˘ anfibraco
˘ ˘ ¯ anapaest , antidactylus
˘ ¯ ¯ bacchius
¯ ¯ ˘ antibacchius
¯ ˘ ¯ cretico , anfimacer
¯ ¯ ¯ molosso

Il metodo di Pingala descriveva qualsiasi metro come una sequenza di gaṇa s, o terzine di sillabe (piedi trisillabici), più l'eventuale eccesso, come singole unità. Essendoci otto possibili schemi di sillabe leggere e pesanti in una sequenza di tre, Pingala associò una lettera, permettendo al metro di essere descritto in modo compatto come un acronimo . Ognuno di questi ha il suo equivalente prosodico greco come elencato di seguito.

I Ganas (गण, classe)

prosodia sanscrita
Il peso Simbolo Stile
equivalente greco
Na-gaṇa LLL uuu
da da da
basamento
Ma-gaṇa HHH — — —
DUM DUM DUM
molosso
Ja-gaṇa LHL tu — tu
da DUM da
anfibraco
Ra-gaṇa HLH — tu —
DUM da DUM
cretico
Bha-gaṇa HLL — uu
DUM da da
Dattilo
Sa-gaṇa LLH uu —
da da DUM
Anapesto
Ya-gaṇa LHH tu — —
da DUM DUM
bacchius
Ta-gaṇa HHL — — u
DUM DUM da
Antibacchius

L'ordine dei gaṇas di Pingala, vale a dire. myrstj-bh-n , corrisponde a un'enumerazione standard in binario , quando le tre sillabe in ogni gaṇa vengono lette da destra a sinistra con H=0 e L=1.

Un mnemonico

La parola yamātārājabhānasalagāḥ (o yamātārājabhānasalagaṃ ) è un mnemonico per i gaṇas di Pingala, sviluppato da antichi commentatori, usando le vocali "a" e "ā" per sillabe leggere e pesanti rispettivamente con le lettere del suo schema. Nella forma senza una desinenza grammaticale, yamātārājabhānasalagā è autodescrittivo, dove la struttura di ogni gaṇa è mostrata dalla propria sillaba e dalle due che la seguono:

  • ya-gaṇa : ya-mā-tā = LHH
  • ma-gaṇa : mā-tā-rā = HHH
  • ta-gaṇa : tā-rā-ja = HHL
  • ra-gaṇa : rā-ja-bhā = HLH
  • ja-gaṇa : ja-bhā-na = LHL
  • bha-gaṇa : bhā-na-sa = HLL
  • na-gaṇa : na-sa-la = LLL
  • sa-gaṇa : sa-la-gā = LLH

Il mnemonico codifica anche le sillabe unitarie leggere "la" e pesanti "gā" dello schema completo.

La versione troncata ottenuta facendo cadere le ultime due sillabe, vale a dire. yamātārājabhānasa , può essere letto ciclicamente (cioè avvolgendosi in avanti). È un esempio di una sequenza di De Bruijn .

Confronto con la prosodia greca e latina

La prosodia sanscrita condivide somiglianze con la prosodia greca e latina. Ad esempio, in tutte e tre, il ritmo è determinato dal tempo necessario per pronunciare una sillaba, e non dall'accento (metro quantitativo). Ogni riga di otto sillabe, per esempio nel Rigveda, è approssimativamente equivalente al dimetro giambico greco. Il sacro metro Gayatri degli indù è costituito da tre di queste linee dimetro giambiche, e questo metro incorporato da solo è al centro di circa il 25% dell'intero Rigveda.

I gàas, tuttavia, non sono la stessa cosa del piede nella prosodia greca. L'unità metrica nella prosodia sanscrita è il verso (line, pada ), mentre nella prosodia greca è il piede. La prosodia sanscrita consente un'elasticità simile al verso saturniano latino , inusuale nella prosodia greca. I principi della prosodia sia sanscrita che greca probabilmente risalgono ai tempi proto-indoeuropei, perché principi simili si trovano negli antichi rami persiano, italiano, celtico e slavo dell'indoeuropeo.

I sette uccelli: i principali metri sanscriti

La prosodia vedica sanscrita includeva sistemi sia lineari che non lineari. Il campo di Chandas era organizzato intorno a sette metri maggiori, affermano Annette Wilke e Oliver Moebus, chiamati i "sette uccelli" o "sette bocche di Brihaspati", e ognuno aveva il proprio ritmo, movimenti ed estetica. Il sistema ha mappato una struttura non lineare (aperiodicità) in una sequenza lineare polimorfa a quattro versi.

I sette principali metri sanscriti antichi sono i tre Gāyatrī di 8 sillabe, i quattro Anustubh di 8 sillabe, i quattro Tristubh di 11 sillabe, i quattro Jagati di 12 sillabe e i metri misti pāda chiamati Ushnih, Brihati e Pankti.

गायत्रेण प्रति मिमीते अर्कमर्केण साम त्रैष्टुभेन वाकम् ।
वाकेन वाकं द्विपदा चतुष्पदाक्षरेण मिमते सप्त वाणीः ॥२४॥

g.yatréṇa práti mim.te arkám
arkéṇa s.́ma traíṣṭubhena v.kám
v.kéna v.káṃ dvipád. cátuṣpad.
akṣáreṇa mimate saptá v.

Con il Gayatri, misura una canzone; con la canzone – un canto; con il Tristubh – una strofa recitata;
Con la strofa di due piedi e quattro piedi – un inno; con la sillaba misurano le sette voci. 24॥

—  Rigveda 1.164.24, tradotto da Tatyana J. Elizarenkova
I principali metri antichi in prosodia sanscrita
metro Struttura
Sequenza mappata
varietà Utilizzo
Gayatri 24 sillabe;
3 versi di 8 sillabe
6x4 11 Comune nei testi vedici
Esempio: Rigveda 7.1.1-30, 8.2.14
Ushnih 28 sillabe;
2 versi di 8;
1 di 12 sillabe
7x4 8 Veda, non comuni
Esempio: Rigveda 1.8.23-26
Anushtubh 32 sillabe;
4 versi di 8 sillabe
8x4 12 Più frequente nella letteratura metrica sanscrita post-vedica; incorporato nella Bhagavad Gita , nel Mahabharata , nel Ramayana , nei Purana , nella Smritis e nei trattati scientifici
Esempio: Rigveda 8.69.7-16, 10.136.7
Brihati 36 sillabe;
2 versi di 8;
1 verso di 12;
1 verso di 8 sillabe
9x4 12 Veda, raro
Esempio: Rigveda 5.1.36, 3.9.1-8
Pankti 40 sillabe;
5 versi di 8 sillabe
10x4 14 Non comune, trovato con Tristubh
Esempio: Rigveda 1.191.10-12
Tristubh 44 sillabe;
4 versi di 11 sillabe
11x4 22 Secondo in frequenza nella letteratura metrica sanscrita post-vedica, drammi, opere teatrali, parti del Mahabharata, Kavyas maggiori del I millennio
Esempio: Rigveda 4.50.4, 7.3.1-12
Jagati 48 sillabe;
4 versi di 12 sillabe
12x4 30 Terzo più comune, tipicamente si alterna con Tristubh nello stesso testo, che si trova anche in canti separati.
Esempio: Rigveda 1.51.13, 9.110.4-12

Altri metri basati sulla sillaba

Oltre questi sette metri, gli studiosi di sanscrito di epoca antica e medievale svilupparono numerosi altri metri basati sulla sillaba ( Akshara-chandas ). Gli esempi includono Atijagati (13x4, in 16 varietà), Shakvari (14x4, in 20 varietà), Atishakvari (15x4, in 18 varietà), Ashti (16x4, in 12 varietà), Atyashti (17x4, in 17 varietà), Dhriti (18x4 , in 17 varietà), Atidhriti (19x4, in 13 varietà), Kriti (20x4, in 4 varietà) e così via.

Misuratori basati su Morae

Oltre ai metri basati sulle sillabe, gli studiosi indù nei loro studi di prosodia, hanno sviluppato Gana-chandas o Gana-vritta , cioè metri basati su mātrās (morae, istanti). Il piede metrico in questi sono progettati da laghu (corto) morae o dai loro equivalenti. Sedici classi di questi metri basati sugli istanti sono enumerate nella prosodia sanscrita, ogni classe ha sedici sottospecie. Gli esempi includono Arya , Udgiti , Upagiti , Giti e Aryagiti . Questo stile di composizione è meno comune dei testi metrici basati su sillabe, ma si trova in importanti testi di filosofia indù , teatro, opere liriche e poesia Prakrit. L'intero testo Samkhyakarika della scuola Samkhya di filosofia indù è composto in metro Arya, così come molti capitoli nei trattati matematici di Aryabhata e alcuni testi di Kalidasa .

Contatori ibridi

Gli studiosi indiani svilupparono anche una classe ibrida di metri sanscriti, che combinava le caratteristiche dei metri basati sulle sillabe e sui metri basati sulle more. Questi erano chiamati Matra-chanda . Esempi di questo gruppo di metri includono Vaitaliya , Matrasamaka e Gityarya . I testi indù Kirātārjunīya e Naishadha Charita , ad esempio, presentano canti completi che sono interamente realizzati nel metro Vaitaliya .

Metri come strumenti per l'architettura letteraria

I testi vedici, e in seguito la letteratura sanscrita, sono stati composti in un modo in cui un cambiamento in metri era un codice incorporato per informare il recitante e il pubblico che segna la fine di una sezione o di un capitolo. Ogni sezione o capitolo di questi testi utilizza metri identici, presentando ritmicamente le loro idee e rendendo più facile la memorizzazione, il richiamo e la verifica della precisione.

Allo stesso modo, gli autori degli inni sanscriti usavano i metri come strumenti dell'architettura letteraria, in cui codificavano la fine di un inno usando frequentemente un verso di un metro diverso da quello usato nel corpo dell'inno. Tuttavia, non hanno mai usato il metro Gayatri per terminare un inno o una composizione, forse perché godeva di un livello speciale di riverenza nei testi indù. In generale, tutti i metri erano sacri e i canti e gli inni vedici attribuiscono la perfezione e la bellezza dei metri alle origini divine, riferendosi ad essi come personaggi mitologici o equivalenti a divinità.

Uso del misuratore per identificare i testi corrotti

La perfezione dei versi nei testi vedici, nelle Upanishad in versi e nei testi Smriti ha portato alcuni indologi dal 19° secolo in poi a identificare parti sospette di testi in cui una linea o sezioni sono fuori dal metro previsto.

Alcuni editori hanno usato polemicamente questo principio della metrica causa per emendare i versi sanscriti, presumendo che la loro riscrittura creativa congetturale con parole dal suono simile ripristinerà il metro. Questa pratica è stata criticata, afferma Patrick Olivelle , perché tali correzioni moderne potrebbero cambiare il significato, aggiungere corruzione e imporre la pronuncia moderna delle parole nei tempi antichi quando la stessa sillaba o morae potrebbero essere state pronunciate in modo diverso.

Ampi e significativi cambiamenti nel metro, in cui il metro delle sezioni successive ritorna alle sezioni precedenti, sono talvolta considerati un'indicazione di successive interpolazioni e inserimento di testo in un manoscritto sanscrito, o che il testo è una raccolta di opere di diversi autori e periodi di tempo. Tuttavia, alcuni metri sono facili da conservare e un metro coerente non significa un manoscritto autentico. Questa pratica è stata anche messa in discussione quando applicata a certi testi come i manoscritti buddisti di epoca antica e medievale, in considerazione del fatto che ciò può riflettere la versatilità dell'autore o il cambiamento degli stili nel corso della vita dell'autore.

testi

Chandah Sutra

Quando dimezzato, (registrare) due.
Quando l'unità (viene sottratta, registra) sunya .
Quando sunya, (moltiplicare per) due.
Quando dimezzato, moltiplicare (per) se stesso (al quadrato).

Chandah Sutra 8.28-31
VI-II secolo a.C

Il Chandah Sutra è anche conosciuto come Chandah sastra , o Pingala Sutra dal suo autore Pingala . È il più antico trattato indù sulla prosodia sopravvissuto fino all'era moderna. Questo testo è strutturato in 8 libri, con un totale cumulativo di 310 sutra. È una raccolta di aforismi incentrati prevalentemente sull'arte dei metri poetici e presenta un po' di matematica al servizio della musica.

Bhashyas

Il 11 ° secolo Bhashya su di Pingala Chandah Sutra da Ratnakarashanti, chiamato Chandoratnakara , ha aggiunto nuove idee per Prakrit poesia, e questo è stato influente per la prosodia in Nepal , e alla cultura prosodia buddista in Tibet, dove il campo era conosciuto anche come Chandas o SdeB sbyor .

Utilizzo

Poesia post-vedica, epica

L'epica indù e la poesia sanscrita classica post-vedica sono tipicamente strutturate come quartine di quattro pāda (linee), con la struttura metrica di ogni pāda completamente specificata. In alcuni casi, coppie di pāda possono essere scansionate insieme come gli emistichi di un distico . Questo è tipico per lo shloka usato nell'epica. È quindi normale che i pāda che compongono una coppia abbiano strutture diverse, per completarsi esteticamente. In altri metri, i quattro pāda di una strofa hanno la stessa struttura.

Il metro vedico Anushtubh è diventato il più popolare nelle opere sanscrite classiche e post-classiche. È ottosillabo, come il metro Gayatri che è sacro per gli indù. L'Anushtubh è presente nei testi vedici, ma la sua presenza è minore, e ad esempio nel Rigveda dominano i metri Trishtubh e Gayatri. Una presenza dominante del metro Anushtubh in un testo è un indicatore che il testo è probabilmente post-vedico.

Il Mahabharata , ad esempio, dispone di molti metri verso in suoi capitoli, ma una percentuale schiacciante delle strofe, il 95% sono shlokas del anustubh tipo, e la maggior parte del resto sono tristubhs .

Chandas e la matematica

Il tentativo di identificare i suoni più piacevoli e le composizioni perfette ha portato gli antichi studiosi indiani a studiare permutazioni e metodi combinatori di enumerazione dei metri musicali. I Pingala Sutra includono una discussione sulle regole del sistema binario per calcolare le permutazioni dei metri vedici. Pingala, e più in particolare gli studiosi del periodo della prosodia sanscrita classica, svilupparono l'arte di Matrameru , che è il campo del conteggio di sequenze come 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8 e così via ( numeri di Fibonacci ), nella loro studi di prosodia.

Le prime cinque righe del triangolo di Pascal, chiamato anche triangolo di Halayudha. Halayudha discute questo e altro nella sua prosodia sanscrita bhashya su Pingala.

Il commento dell'Halāyudha del X secolo su Pingala Sutra , sviluppò meruprastāra , che rispecchia il triangolo di Pascal a ovest, e ora chiamato anche triangolo di Halayudha nei libri di matematica. Il Chandoratnakara di Ratnakarashanti dell'XI secolo descrive algoritmi per enumerare combinazioni binomiali di metri attraverso pratyaya . Per una data classe (lunghezza), i sei pratyaya erano:

  • prastāra , la "tavola di sistemazione": una procedura per enumerare (disporre in una tabella) tutti i metri della data lunghezza,
  • naṣṭa : una procedura per trovare un contatore data la sua posizione nella tabella (senza costruire l'intera tabella),
  • uddiṣṭa : una procedura per trovare la posizione nella tabella di un dato metro (senza costruire l'intera tabella),
  • laghukriyā o lagakriyā : calcolo del numero di metri nella tabella contenente un dato numero di sillabe laghu (o guru ),
  • saṃkhyā : calcolo del numero totale di metri nella tabella,
  • adhvan : calcolo dello spazio necessario per scrivere la tabella prastāra di una data classe (lunghezza).

Alcuni autori hanno anche considerato, per un dato metro, (A) il numero di sillabe guru , (B) il numero di sillabe laghu , (C) il numero totale di sillabe, e (D) il numero totale di mātra, dando espressioni per ciascuno di questi in termini di due qualsiasi degli altri tre. (Le relazioni di base sono che C=A+B e D=2A+B.)

Influenza

In India

Canzone e lingua

I bambini capiscono il canto, anche le
bestie e persino i serpenti.
Ma la dolcezza della letteratura
la comprende veramente il Grande Dio stesso.

Rajatarangini

I Chanda sono considerati una delle cinque categorie di conoscenza letteraria nelle tradizioni indù. Gli altri quattro, secondo Sheldon Pollock, sono Guna o forme espressive, Riti, Marga o modi o stili di scrittura, Alankara o tropologia, e Rasa, Bhava o stati d'animo e sentimenti estetici.

I Chanda sono venerati nei testi indù per la loro perfezione e risonanza, con il metro Gayatri trattato come il più raffinato e sacro, e uno che continua a far parte della moderna cultura indù come parte dello Yoga e degli inni di meditazione all'alba.

Al di fuori dell'India

Il sanscrito Chanda ha influenzato la prosodia e la poesia del sud-est asiatico, come il Thai Chan ( Thai : ฉันท์ ). Si pensa che la sua influenza, come evidenziato nei testi thailandesi del XIV secolo come il Mahachat kham luang , sia arrivata attraverso la Cambogia o lo Sri Lanka . La prova dell'influenza della prosodia sanscrita nella letteratura cinese del VI secolo si trova nelle opere di Shen Yueh e dei suoi seguaci, probabilmente introdotte attraverso monaci buddisti che visitarono l'India.

Guarda anche

Appunti

Riferimenti

Bibliografia

link esterno