Discorsi di Epitteto -Discourses of Epictetus

discorsi
I discorsi di Epitteto - Elizabeth Carter - 1759 - pagina 1.jpg
Traduzione di Elizabeth Carter, 1759
Autore Epitteto
Titolo originale I discorsi di Epitteto
Nazione Grecia
Lingua Koinè greca
Genere Filosofia
Data di pubblicazione
II secolo
Testo Discorsi a Wikisource

I Discorsi di Epitteto ( greco : Ἐπικτήτου διατριβαί , Epiktētou diatribai ) sono una serie di conferenze informali del filosofo stoico Epitteto scritte dal suo allievo Arriano intorno al 108 d.C. Quattro libri su otto originali sono ancora esistenti. La filosofia di Epitteto è intensamente pratica. Dirige i suoi studenti a focalizzare l'attenzione sulle loro opinioni, ansie, passioni e desideri, in modo che "non possano mai mancare di ottenere ciò che desiderano, né cadere in ciò che evitano". La vera educazione consiste nell'imparare a distinguere ciò che è nostro da ciò che non ci appartiene, e nell'imparare ad assentire o dissentire correttamente alle impressioni esterne. Lo scopo del suo insegnamento era quello di rendere le persone libere e felici.

I Discorsi sono stati influenti da quando sono stati scritti. Sono citati e citati da Marco Aurelio . Dal XVI secolo sono stati tradotti in più lingue e ristampati molte volte.

Titolo e datazione

I libri non avevano un titolo formale nei tempi antichi. Sebbene Simplicio li chiamasse Diatribai (Διατριβαί, Discorsi), altri scrittori diedero loro titoli come Dialexis (Διαλέξεις, Discorsi), Apomnêmoneumata (Ἀπομνημονεύματα, Documenti) e Homiliai (Ὁμιλίαι, Conversazioni). Il nome moderno deriva dai titoli dati nel più antico manoscritto medievale: "Arrian's Diatribai of Epittetus" ( greco : Ἀρριανοῦ τῶν Ἐπικτήτου Διατριβῶν ). La parola greca Diatribai significa letteralmente "colloqui informali".

Per quanto riguarda la data, è generalmente accettato che i Discorsi siano stati composti intorno agli anni intorno al 108 d.C. Lo stesso Epitteto fa riferimento alle monete di Traiano , che mostrano che insegnava durante quel regno. Arriano fu console suffetto intorno al 130, e poiché quarantadue era l'età standard per quella carica, avrebbe avuto l'età giusta di circa vent'anni nel 108. Inoltre il "commissario" delle "città libere" al quale Discorso iii . 7 si pensa che sia lo stesso uomo a cui Plinio il Giovane si rivolge nella sua Lettera viii. 24, una lettera che è stata datata intorno al 108.

Scrivere

In origine erano otto libri, ma ora ne rimangono solo quattro nella loro interezza, insieme a pochi frammenti degli altri. In una prefazione allegata ai Discorsi, Arriano spiega come arrivò a scriverli:

Né ho scritto questi Discorsi di Epitteto nel modo in cui un uomo potrebbe scrivere tali cose; né le ho rese pubbliche io stesso, in quanto dichiaro di non averle neppure scritte. Ma qualunque cosa gli sentissi dire, cercavo di trascriverla il più possibile con le sue stesse parole, allo scopo di conservarle come memoriali per me in seguito dei pensieri e della libertà di parola di Epitteto.

—  Arriano, Lettera introduttiva .

I Discorsi pretendono di essere le vere parole di Epitteto. Sono scritti in greco koinè a differenza del greco attico che Arriano usa nelle sue composizioni. Le differenze di stile sono molto marcate e ritraggono una personalità vivida e separata. Il metodo preciso utilizzato da Arriano per scrivere i Discorsi è stato a lungo oggetto di accesi dibattiti. Sono state prese posizioni estreme che vanno dall'opinione che siano in gran parte composizioni di Arriano all'opinione che Epitteto le abbia effettivamente scritte lui stesso. L'opinione prevalente è che i Discorsi riportino le parole effettive di Epitteto, anche se non possono essere un puro resoconto letterale . AA Long scrive:

Più probabilmente, forse, [Arrian] ha preso i suoi appunti dettagliati e ha usato la sua memoria per compilarli. Senza dubbio ha elaborato il materiale in una forma più completa. In alcuni casi, potrebbe aver fatto affidamento sui rapporti di altri o aver verificato la propria documentazione con lo stesso Epitteto. Comunque Arriano abbia effettivamente compilato i discorsi, ci sono numerose ragioni, interne al testo, per ritenere che l'essenza della sua registrazione sia completamente autentica allo stile e al linguaggio propri di Epitteto. Questi includono un vocabolario distintivo, la ripetizione di punti chiave in tutto, [e] una voce straordinariamente urgente e vivida, ben distinta dalla persona autoriale di Arrian nelle sue altre opere.

Collocamento

I Discorsi sono ambientati nell'aula di Epitteto a Nicopoli e lo mostrano mentre conversa con i visitatori e rimprovera, esorta e incoraggia i suoi allievi. Questi alunni sembrano essere stati giovani come Arrian, di alta posizione sociale e che contemplavano di entrare nel servizio pubblico. I Discorsi non sono lezioni formali né fanno parte del curriculum vero e proprio. Le lezioni regolari prevedevano la lettura e l'interpretazione di porzioni caratteristiche delle opere filosofiche stoiche, che, oltre all'etica, dovevano includere l'istruzione nella logica e nella fisica che facevano parte del sistema stoico. I Discorsi registrano invece conversazioni che hanno seguito l'istruzione formale. Si soffermano su punti che Epitteto considerava di particolare importanza e che gli davano l'opportunità di parlare amichevolmente con i suoi allievi e di discutere i loro affari personali. Non sono, quindi, una presentazione formale della filosofia stoica. Invece i Discorsi sono intensamente pratici. Si preoccupano del problema morale cosciente del retto vivere e di come la vita debba essere condotta bene.

Temi

Tre parti di filosofia

Epitteto divide la filosofia in tre campi di formazione, con particolare applicazione all'etica. I tre campi, secondo Epitteto, sono, (1) desiderio (ὄρεξις); (2) scelta (ὁρμή); (3) assenso (συγκατάθεσις):

Ci sono tre campi di studio in cui le persone che saranno buone ed eccellenti devono prima essere formate. La prima riguarda i desideri e le avversioni, affinché non manchino mai di ottenere ciò che desiderano, né cadano in ciò che evitano; la seconda con casi di scelta e di rifiuto, e, in genere, con dovere, che possano agire in modo ordinato, per buone ragioni, e non distrattamente; il terzo con l'evitare l'errore e la temerarietà nel giudizio, e, in generale, sui casi di assenso.

—  Discorsi , iii. 2. 1

La prima e più essenziale pratica è rivolta alle nostre passioni e desideri, che sono essi stessi solo tipi di impressione, e come tali ci opprimono e ci costringono. È quindi necessaria una pratica continuata per opporvisi. A questa prima pratica si deve aggiungere una seconda, che è diretta a ciò che è opportuno (dovere), e una terza, il cui oggetto è la certezza e la verità; ma quest'ultimo non deve pretendere di soppiantare il primo. L'evitamento del male, il desiderio del bene, la direzione verso l'appropriato e la capacità di assentire o dissentire, questo è il segno del filosofo.

Gli studiosi non sono d'accordo sul fatto che questi tre campi si riferiscano alla tradizionale divisione stoica della filosofia in Logica, Fisica ed Etica. Il terzo campo si riferisce inequivocabilmente alla logica poiché riguarda il ragionamento valido e la certezza nel giudizio. Il secondo campo riguarda l'etica, e il primo campo, sui desideri e le avversioni, sembra essere preliminare all'etica. Tuttavia Pierre Hadot ha sostenuto che questo primo campo riguarda la fisica poiché per gli stoici lo studio della natura umana faceva parte del tema più ampio della natura delle cose.

Cosa 'spetta a noi'

La vera educazione sta nell'imparare a distinguere ciò che è nostro da ciò che non ci appartiene. Ma c'è solo una cosa che è completamente nostra, cioè la nostra volontà o scelta ( prohairesis ). L'uso che facciamo delle impressioni esterne è la nostra unica preoccupazione principale, e dal giusto tipo di uso dipende esclusivamente la nostra felicità.

Sebbene non siamo responsabili delle idee che si presentano alla nostra coscienza, siamo assolutamente responsabili del modo in cui le usiamo. Nel regno del giudizio si decide la verità o la falsità dell'impressione esterna. Qui la nostra preoccupazione è di assentire all'impressione vera, rifiutare il falso e sospendere il giudizio sull'incerto. Questo è l'atto della scelta. Solo ciò che è soggetto alla nostra scelta è buono o cattivo; tutto il resto non è né buono né cattivo; non ci riguarda, è fuori dalla nostra portata; è qualcosa di esterno, semplicemente un soggetto per la nostra scelta: in sé è indifferente, ma la sua applicazione non è indifferente, e la sua applicazione è o coerente o contraria alla natura. Questa scelta, e di conseguenza la nostra opinione su di essa, è in nostro potere; nella nostra scelta siamo liberi; nulla di esterno a noi, nemmeno Zeus, può vincere la nostra scelta: solo lui può controllarsi. Niente di esterno, né la morte, né l'esilio, né il dolore, né alcuna cosa del genere, potrà mai costringerci ad agire contro la nostra volontà.

Natura universale

Siamo legati dalla legge della natura con l'intero tessuto del mondo. Nel mondo la vera posizione di un essere umano è quella di membro di un grande sistema. Ogni essere umano è in primo luogo cittadino della propria nazione o stato; ma siamo anche membri della grande città degli dei e delle persone. La natura ci pone in determinate relazioni con altre persone, e queste determinano i nostri obblighi verso genitori, fratelli, figli, parenti, amici, concittadini e l'umanità in generale. Le mancanze dei nostri simili vanno affrontate con pazienza e carità, e non dobbiamo lasciarci indignare per esse, perché anch'esse sono un elemento necessario del sistema universale.

Provvidenza

L'universo è interamente governato da una divina Provvidenza onnisciente. Tutte le cose, anche i mali apparenti, sono volontà di Dio, e sono buone dal punto di vista del tutto. In virtù della nostra razionalità non siamo né inferiori né peggiori degli dèi, poiché la grandezza della ragione non è valutata dalla lunghezza né dall'altezza, ma dai suoi giudizi. Lo scopo del filosofo è quindi quello di raggiungere la posizione di una mente che abbraccia il mondo intero. La persona che riconosce che ogni evento è necessario e ragionevole per il miglior interesse dell'insieme, non prova scontento per nulla che sia al di fuori del controllo dello scopo morale.

Il saggio cinico

I modelli storici a cui fa riferimento Epitteto sono Socrate e Diogene . Ma descrive un personaggio ideale di un saggio missionario, lo stoico perfetto o, come lo chiama lui, il cinico . Questo filosofo non ha né patria né patria né terra né schiavo; il suo letto è il suolo; è senza moglie né figli; la sua unica casa è la terra e il cielo e un mantello. Deve subire percosse e deve amare coloro che lo picchiano. L'essere umano ideale così descritto non si arrabbierà con il trasgressore; compatirà solo il suo errore.

Edizioni manoscritte

Il Codex Bodleianus dei Discorsi di Epitteto . Notare la grande macchia sul manoscritto che ha reso parzialmente illeggibile questo passaggio (Libro 1.18.8-11).

Il primo manoscritto dei Discorsi è un manoscritto del XII secolo conservato presso la Bodleian Library di Oxford come MS Auct. T. 4. 13. Nel manoscritto bodleiano una macchia o macchia è caduta su una delle pagine, e ha reso illeggibili una serie di parole; in tutti gli altri manoscritti conosciuti queste parole (o talvolta l'intero passaggio) sono omesse, quindi tutti gli altri manoscritti sono derivati ​​da questo unico archetipo.

Si pensa che il manoscritto bodleiano possa essere una copia di quello posseduto da Areta di Cesarea all'inizio del X secolo. Areta fu un importante collezionista di manoscritti ed è anche responsabile della trasmissione di una copia delle Meditazioni di Marco Aurelio . Il manoscritto bodleiano contiene note marginali che sono state identificate come da Arethas.

Il manoscritto è però "pieno di errori di ogni genere". Molte correzioni sono state apportate dagli stessi studiosi medievali e molti emendamenti sono stati apportati da studiosi moderni per produrre un testo pulito.

Storia della pubblicazione

I Discorsi furono stampati per la prima volta (in greco) da Vettore Trincavelli , a Venezia nel 1535, sebbene il manoscritto utilizzato fosse molto difettoso. Seguono le edizioni di Jakob Schegk (1554) e Hieronymus Wolf (1560). L'edizione di John Upton pubblicata nel 1739-1741 fu un miglioramento rispetto a questi poiché aveva una certa conoscenza di diversi manoscritti. Questo a sua volta è stato migliorato dall'edizione in cinque volumi di Johann Schweighäuser , 1799-1800. Un'edizione critica fu prodotta da Heinrich Schenkl nel 1894 (seconda edizione 1916) basata sul manoscritto bodleiano.

traduzioni in inglese

La prima traduzione inglese non apparve fino al 1758 con la comparsa della traduzione di Elizabeth Carter . Ciò si rivelò un grande successo, con una seconda edizione che apparve un anno dopo (1759), una terza edizione nel 1768 e una quarta edizione pubblicata postuma nel 1807. Influenzò le traduzioni successive: ad esempio quelle di Higginson e George Long (vedi la sua Introduzione per commenti, alcuni critici nei confronti di Carter).

Un elenco completo delle traduzioni in inglese è il seguente:

  • Elizabeth Carter , (1758), Tutte le opere di Epitteto, oggi esistenti; composto da suodiscorsi, conservata da Arriano, in quattro libri, l'Enchiridion, e frammenti. (Richardson)
  • Thomas Wentworth Higginson , (1865), Le opere di Epitteto. Composto dai suoi discorsi, in quattro libri, dall'Enchiridion e dai frammenti. (Piccolo, Brown e Co.)
  • George Long , (1877), I discorsi di Epitteto, con Encheridion e frammenti. (Giorgio Campana)
  • Percy Ewing Matheson , (1916), Epitteto: i discorsi e il manuale insieme ai frammenti dei suoi scritti . (La stampa dell'università di Oxford)
  • William Abbott Oldfather , (1925-8), Discorsi. (Loeb Classical Library) ISBN  0-674-99145-1 e ISBN  0-674-99240-7
  • Robin Hard (revisore della traduzione), Christopher Gill (a cura di), (1995), I discorsi di Epitteto. ( Uomo comune ) ISBN  0-460-87312-1
  • Robert Dobbin , (2008), Discorsi e scritti selezionati (Penguin Classics) ISBN  0-14-044946-9
  • Robin Hard , (2014), Discorsi, frammenti, manuale. (Oxford University Press) ISBN  0-199-59518-6

Tutte queste sono traduzioni complete con l'eccezione del libro di Robert Dobbin che contiene solo 64 dei 95 Discorsi. Robin Hard ha prodotto due traduzioni: la prima (per Everyman nel 1995) era solo una revisione della versione di Elizabeth Carter, tuttavia la sua edizione del 2014 (per Oxford University Press) è la prima traduzione originale completa dagli anni '20.

Guarda anche

Appunti

Riferimenti

link esterno