Socrate -Socrate

Erik Satie , 1919 circa

Socrate è un'opera per voce e pianoforte (o piccola orchestra) di Erik Satie . Pubblicato per la prima volta nel 1919 per voce e pianoforte, nel 1920 un diverso editore ripubblicò il brano "rivisto e corretto". Esiste una terza versione dell'opera, per piccola orchestra e voce, per la quale il manoscritto è scomparso e che è ora disponibile solo a stampa. Il testo è composto da estratti dellatraduzionedi Victor Cousin dei dialoghi di Platone , tutti i testi scelti si riferiscono a Socrate .

Commissione – composizione

Autoritratto di Winnaretta Singer , Principessa Edmond de Polignac
(Fondation Singer-Polignac, Parigi)

Il lavoro fu commissionato dalla Principessa Edmond de Polignac nell'ottobre 1916. La Principessa aveva specificato che si dovevano usare voci femminili: originariamente l'idea era stata che Satie avrebbe scritto la musica di scena a uno spettacolo in cui la Principessa e/o alcune di lei (femmine) gli amici leggevano ad alta voce i testi degli antichi filosofi greci. Dato che Satie, dopotutto, non era tanto a favore di ambientazioni simili a melodramma , quell'idea è stata abbandonata e il testo sarebbe stato cantato, sia in un modo più o meno recitativo . Restava tuttavia la precisazione che potevano essere utilizzate solo voci femminili (per testi di dialoghi che avrebbero dovuto svolgersi tra uomini).

Satie compose Socrate tra il gennaio 1917 e la primavera del 1918, con una revisione della partitura orchestrale nell'ottobre dello stesso anno. Durante i primi mesi stava lavorando alla composizione, la chiamò Vie de Socrate . Nel 1917 Satie fu ostacolato da una causa per una cartolina offensiva che aveva inviato, che portò quasi al carcere. La principessa scongiurò questo pericolo con la sua intercessione finanziaria nei primi mesi del 1918, dopo di che Satie poté lavorare senza paura.

La forma musicale

Prima pagina del manoscritto di Satie per Socrate

Satie presenta Socrate come un " dramma sinfonico in tre parti". Il "dramma sinfonico" sembra alludere a Romeo et Juliette , una "sinfonia drammatica" che Hector Berlioz aveva scritto quasi ottant'anni prima: e come al solito, quando Satie fa tali allusioni, il risultato è circa il completo ribaltamento dell'esempio precedente. Laddove la sinfonia di Berlioz è più di un'ora e mezza di dramma espressionista, pesantemente orchestrato, un'opera costretta alla forma di una sinfonia , la composizione di trenta minuti di Satie rivela poco dramma nella musica: il dramma è interamente concentrato nel testo, che è presentato sotto forma di canto in stile recitativo su uno sfondo di musica scarsamente orchestrata, quasi ripetitiva, che raffigura alcuni aspetti della vita di Socrate, compresi i suoi momenti finali.

Come Satie a quanto pare non prevedeva una rappresentazione recitata o scenica, e anche mentre staccava i ruoli maschili (secondo il testo) dalle voci femminili che pronunciavano questi testi, tenendo presente una buona comprensibilità della storia esclusivamente dalle parole del testo, la forma della composizione potrebbe piuttosto essere considerata come un oratorio ( laico ) , che un'opera, o un (melo)dramma (o sinfonia).

È possibile pensare che Satie abbia preso cantate profane formalmente simili a una o due voci e un accompagnamento moderato come suoi esempi per la forma musicale di Socrate : quasi tutti i compositori barocchi italiani e tedeschi avevano scritto cantate su piccola scala, generalmente su un italiano testo: Vivaldi ( RV 649–686), Händel ( HWV 77–177), Bach ( BWV 203, 209), ecc. Questo collegamento è tuttavia improbabile: queste composizioni più antiche alternavano tutti recitativi con arie , inoltre ci sono pochissime prove Satie mai basato il suo lavoro direttamente sugli esempi di compositori barocchi stranieri e, soprattutto, per quanto i compositori barocchi fossero conosciuti all'inizio del XX secolo a Parigi, queste piccole cantate laiche italiane sarebbero le opere meno ricordate di uno qualsiasi di questi compositori.

Le tre parti della composizione sono:

  1. Portrait de Socrate ("Ritratto di Socrate"), testo tratto dal Simposio di Platone
  2. Les Bords de l'Ilisso ( "Le rive del Ilisso "), il testo tratto da Platone Fedro
  3. Mort de Socrate ("Morte di Socrate"), testo tratto dal Fedone di Platone

La musica

Il pezzo è scritto per voce e orchestra, ma esiste anche in una versione per voce e pianoforte. Questa riduzione era stata prodotta da Satie, in concomitanza con la versione orchestrale.

Ogni oratore nelle varie sezioni è destinato ad essere rappresentato da un cantante diverso ( Alcibiade , Socrate, Fedro, Fedone), secondo l'indicazione di Satie due di queste voci soprano , gli altri due mezzosoprano .

Tuttavia tutte le parti sono più o meno nella stessa estensione, e il lavoro può essere facilmente cantato da un'unica voce, ed è stato spesso eseguito e registrato da un solo cantante, sia femminile che maschile. Tali esecuzioni di singoli vocalisti diminuiscono però l'effetto del dialogo (almeno nelle due prime parti del dramma sinfonico – nella terza parte c'è solo Fedone che racconta la morte di Socrate).

La musica è caratterizzata da semplici ritmi ripetitivi, cadenze parallele e lunghi ostinati .

Il testo

Sebbene fossero disponibili traduzioni più recenti, Satie preferiva l'allora antiquata traduzione francese di Victor Cousin dei testi di Platone: trovò in loro più chiarezza, semplicità e bellezza.

La traduzione del libretto di Socrate che segue è tratta dalle traduzioni di Benjamin Jowett dei dialoghi di Platone che si possono trovare sul sito del Gutenberg Project . Il testo originale francese può essere trovato qui.

Parte I – Ritratto di Socrate

Marcello Bacciarelli , Alcibiade e Socrate

[Dal Simposio , 215a-e, 222e]

Alcibiade
Ed ora, ragazzi miei, loderò Socrate in una figura che gli sembrerà una caricatura, eppure parlo, non per prenderlo in giro, ma solo per la verità. Dico che è esattamente come i busti di Sileno, che sono allestiti nelle botteghe delle statue, con in bocca pipe e flauti; e sono fatti per aprirsi nel mezzo, e hanno immagini di dèi dentro di loro. Dico anche che è come Marsia il satiro. [...] E tu non sei un suonatore di flauto? Che sei, e un esecutore molto più meraviglioso di Marsia. Egli infatti con gli strumenti incantava le anime degli uomini con la potenza del suo respiro, e i suonatori della sua musica lo fanno ancora: perché le melodie dell'Olimpo sono derivate da Marsia che le insegnò [...] Ma tu produci lo stesso effetto solo con le tue parole, e non richiedono il flauto: questa è la differenza tra te e lui. […] E se non avessi avuto paura che mi credessi ubriaco perdutamente, avrei giurato oltre che parlato all'influenza che hanno sempre avuto ed hanno ancora su di me. Perché il mio cuore sussulta dentro di me più di quello di qualsiasi festaiolo coribantiano, e i miei occhi piovono lacrime quando li sento. E osservo che molti altri sono colpiti allo stesso modo. [...] E questo è ciò che io e molti altri abbiamo sofferto del flauto di questo satiro.
Socrate
[...] mi hai lodato, e io a mia volta devo lodare il mio prossimo di destra [...]

Parte II – Sulle rive dell'Ilisso

Le rovine dell'antica Atene viste dal fiume Ilisos ( Ilissus ) nel 1833. Oggi questo fiume scorre per lo più sottoterra.

[Da Fedro , 229a-230c]

Socrate
Voltiamoci da parte e andiamo per l'Ilisso; ci sediamo in un posto tranquillo.
Fedro
Ho la fortuna di non avere i miei sandali, e come tu non ne hai mai, penso che potremmo andare lungo il ruscello e rinfrescarci i piedi nell'acqua; questo sarà il modo più semplice, ea mezzogiorno e in estate è tutt'altro che spiacevole.
Socrate
Andate avanti e cercate un posto in cui possiamo sederci.
Fedro
Vedi il platano più alto in lontananza?
Socrate
Sì.
Fedro
Ci sono ombra e brezze dolci, ed erba su cui possiamo sederci o sdraiarci.
Socrate
Vai avanti.
Fedro
Vorrei sapere, Socrate, se non è qui da qualche parte il luogo in cui si dice che Borea abbia rapito Orizia dalle rive dell'Ilisso?
Socrate
Tale è la tradizione.
Fedro
Ed è questo il punto esatto? Il piccolo ruscello è deliziosamente limpido e luminoso; Immagino che ci possano essere delle fanciulle che giocano vicino.
Socrate
Credo che il punto non sia esattamente qui, ma circa un quarto di miglio più in basso, dove attraversi il tempio di Artemide, e credo che lì ci sia una specie di altare di Borea.
Fedro
Non l'ho mai notato; ma ti prego di dirmi, Socrate, credi a questa favola?
Socrate
I saggi sono dubbiosi, e non sarei singolare se, come loro, anch'io dubitavo. Potrei avere una spiegazione razionale che Orithyia stesse giocando con Pharmacia, quando una raffica da nord la trasportò sulle rocce vicine; e questo essendo il modo della sua morte, si diceva che fosse stata portata via da Borea. [...] secondo un'altra versione del racconto fu presa dall'Areopago, e non da questo luogo. […] Ma lascia che ti chieda, amico: non siamo arrivati ​​al platano al quale ci conducevi?
Fedro
Sì, questo è l'albero.
Socrate
By Here , un bel luogo di riposo, pieno di suoni e profumi estivi. Ecco questo platano alto e diffuso, e l'agnus castus alto e grappolo, nel fiore più pieno e nella fragranza più grande; e il ruscello che scorre sotto il platano è deliziosamente freddo ai piedi. A giudicare dagli ornamenti e dalle immagini, questo doveva essere un luogo sacro ad Acheloo e alle Ninfe. Com'è deliziosa la brezza: così dolce; e c'è nell'aria un suono acuto ed estivo che risponde al coro delle cicale. Ma il fascino più grande di tutti è l'erba, come un cuscino che scende dolcemente verso la testa. Mio caro Fedro, sei stato una guida ammirevole.

Parte III – Morte di Socrate

Jacques-Louis David - La morte di Socrate

[Da Fedone , 3-33-35-38-65-66-67]

Fedone
Poiché [...] Socrate giaceva in carcere [...] avevamo l'abitudine di radunarci la mattina presto nel tribunale in cui si svolse il processo, e che non è lontano dal carcere. Là aspettavamo parlando tra noi fino all'apertura delle porte (perché non si aprivano molto presto); poi siamo entrati e generalmente abbiamo passato la giornata con Socrate. […] Al nostro arrivo il carceriere che ha risposto alla porta, invece di farci entrare, è uscito e ci ha detto di restare finché non ci avesse chiamato. [...] Tornò presto e disse che potevamo entrare. Entrando trovammo Socrate appena liberato dalle catene, e Santippe, che tu conosci, seduto accanto a lui, e con in braccio il suo bambino. […] Socrate, seduto sul divano, si piegò e si strofinò la gamba, dicendo, mentre si strofinava: "Quanto è singolare la cosa chiamata piacere, e quanto curiosamente legata al dolore, che si potrebbe pensare essere l'opposto di esso; [...] Perché, poiché ogni piacere e dolore è una specie di chiodo che inchioda e inchioda l'anima al corpo [...] Non sono molto probabile che persuaderò altri uomini che non considero il mio presente situazione come una disgrazia, se non riesco nemmeno a convincerti che ora non sto peggio che in qualsiasi altro momento della mia vita. Non permetterai che io abbia in me tanto spirito di profezia quanto i cigni? Perché loro, quando si accorgono che devono morire, avendo cantato tutta la loro vita, allora cantano più vigorosamente che mai, rallegrandosi al pensiero che stanno per andare al dio di cui sono ministri". [...]
Spesso, [...] mi sono meravigliato di Socrate, ma mai più che in quell'occasione. […] Io ero vicino a lui alla sua destra, seduto su una specie di sgabello, e lui su un divano molto più alto. Mi accarezzò la testa e mi premette i capelli sul collo: aveva un modo di giocare con i miei capelli; e poi disse: "Domani, Fedone, suppongo che questi tuoi bei riccioli saranno tagliati". [...] Dette queste parole, si alzò e andò in una camera per fare il bagno; Critone lo seguì e ci disse di aspettare. [...] Quando uscì, si sedette di nuovo con noi dopo il bagno, ma non si disse molto. Ben presto il carceriere, che era il servo degli Undici, entrò e si fermò presso di lui, dicendo: "A te, Socrate, che so essere il più nobile, il più mite e il migliore di tutti che sia mai venuto in questo luogo, non imputerò i sentimenti di collera di altri uomini, che si infuriano e giurano contro di me, quando, in obbedienza alle autorità, ordino loro di bere il veleno - anzi, sono sicuro che non ti arrabbi con me; per altri, come sai , e non io, sono da biasimare. E quindi addio a te, e cerca di sopportare con leggerezza ciò che deve essere necessario: conosci la mia commissione." Poi scoppiando in lacrime si voltò e uscì. Socrate lo guardò e disse: "Restituisco i tuoi auguri e farò come dici". Poi rivolgendosi a noi, disse: "Com'è simpatico quell'uomo: da quando sono in prigione è sempre venuto a trovarmi, e a volte mi parlava, ed era buono con me come poteva essere, e ora guarda quanto generosamente si addolora per me. Bisogna fare come dice lui, Critone; e perciò si porti il ​​calice, se si prepara il veleno; se no, ne prepari il servitore». [...]
Critone fece un cenno al servo che era in piedi; ed egli uscì, ed essendo stato assente per qualche tempo, tornò con il carceriere portando la coppa del veleno. Socrate disse: "Tu, mio ​​buon amico, che sei esperto in queste cose, mi darai indicazioni su come devo procedere". L'uomo rispose: "Devi solo camminare finché le tue gambe non sono pesanti, e poi sdraiarti, e il veleno agirà". Nello stesso tempo porse la coppa a Socrate [...] Poi, alzando la coppa alle sue labbra, abbastanza prontamente e allegramente bevve il veleno. E fino a quel momento la maggior parte di noi era stata in grado di controllare il nostro dolore; ma ora, quando lo vedevamo bere, e vedevamo anche che aveva finito di bere, non ce la facevamo più a trattenerci, e mio malgrado le mie stesse lacrime scorrevano veloci; così che mi coprii la faccia e piansi, non per lui, ma al pensiero della mia calamità nel dovermi separare da un tale amico. [...] e camminò finché, come disse, le gambe cominciarono a cedere, e poi si distese sulla schiena, secondo le istruzioni, e l'uomo che gli dava il veleno ogni tanto guardava i suoi piedi e gambe; e dopo un po' premette forte il piede e gli chiese se poteva sentire; e lui disse: "No"; e poi la sua gamba, e così su e su, e ci mostrò che era freddo e rigido. E li sentì lui stesso, e disse: "Quando il veleno raggiungerà il cuore, sarà la fine". Cominciava ad avere freddo all'inguine, quando si scoprì la faccia, perché si era coperto, e disse - furono le sue ultime parole - disse: "Critone, devo un gallo ad Asclepio; ti ricorderai di pagare il debito?" [...] in un minuto o due si udì un movimento, e gli inservienti lo scoprirono; i suoi occhi erano fissi, e Critone chiuse gli occhi e la bocca. Tale fu la fine, Echecrate, del nostro amico; riguardo al quale posso veramente dire che di tutti gli uomini del suo tempo che ho conosciuto, era il più saggio, il più giusto e il migliore.

bianchezza

Satie ha descritto che intendeva che Socrate fosse bianco e menziona ai suoi amici che per raggiungere quel candore, si mette nel giusto umore mangiando nient'altro che cibi "bianchi". Vuole che Socrate sia trasparente, lucido e senza passione – non così sorprendente come una controreazione al tumulto che lo ha colpito per aver scritto una cartolina offensiva. Apprezzava anche la fragile umanità degli antichi filosofi greci ai quali dedicava la sua musica.

Storia della ricezione

Alcuni critici hanno caratterizzato l'opera come noiosa o informe, altri trovano in essa una tranquillità quasi sovrumana e una bellezza delicata.

Prime esibizioni

La prima esecuzione (privata) di parti dell'opera aveva avuto luogo nell'aprile 1918 con il compositore al pianoforte e Jane Bathori al canto (tutte le parti), nei saloni della Principessa de Polignac.

Si sono tenute diverse altre esecuzioni della versione per pianoforte, pubbliche e private, tra gli altri André Gide , James Joyce e Paul Valéry .

La partitura vocale (questa è la versione per pianoforte) era disponibile in stampa dalla fine del 1919 in poi. Si dice che Gertrude Stein divenne un'ammiratrice di Satie ascoltando Virgil Thomson eseguire la musica di Socrate sul suo pianoforte.

Nel giugno 1920 fu presentata la prima esecuzione pubblica della versione orchestrale. Il pubblico ha pensato che stesse ascoltando una nuova barzelletta musicale di Satie e ha riso: Satie si è sentita fraintesa da quel comportamento.

La versione orchestrale non fu stampata fino a diversi decenni dopo la morte di Satie.

Accoglienza in musica, teatro e storia dell'arte

Nel 1936 Virgil Thomson chiese ad Alexander Calder di creare una scenografia per Socrate . Il critico del New York Times Robert Shattuck ha descritto la performance del 1977 National Tribute to Alexander Calder: "Sono sempre andato via con la sensazione che Socrate crei un grande spazio che non riempie completamente da solo... Qui, ovviamente, entra in gioco Calder: Gli fu commissionato di fare set per Socrate nel 1936”. Nel 1936 si tenne al Wadsworth Atheneum la prima americana di Socrate , con un set mobile di Alexander Calder . L'opera si è poi recata al Colorado Springs Fine Arts Center per la settimana di apertura del FAC.

John Cage trascrisse la musica di Socrate per due pianoforti nel 1944 per la danza di Merce Cunningham , intitolata Idyllic Song . Un ballo successivo, Second Hand , era anch'esso basato sul Socrate di Satie . Quando nel 1969 Éditions Max Eschig rifiutò i diritti di esecuzione, Cage realizzò Cheap Imitation , basato su un'identica struttura ritmica. Nel 2015, novant'anni dopo la morte di Satie, l'ambientazione di Cage del 1944 è stata eseguita da Alexander Lubimov e Slava Poprugin per il CD Paris joyeux & triste .

Il pittore belga Jan Cox (1919-1980) ha realizzato due dipinti sul tema della morte di Socrate (1952 e 1979, un anno prima del suo suicidio ), entrambi dipinti riferiti al Socrate di Satie : pezzi della partitura stampata del Socrate di Satie sono stati incollati su uno di questi dipinti; l'altro ha citazioni della traduzione di Platone di Cousin sulla cornice.

Mark Morris ha creato una danza nel 1983 per la terza sezione di Socrate, La morte di Socrate con una scenografia di Robert Bordo. Morris ha poi coreografato l'intero lavoro, che ha debuttato nel 2010 (costume di Martin Pakledinaz, illuminazione e decorazioni di Michael Chybowski).

Registrazioni

Guarda anche

Riferimenti

  • Dorf, Samuel. "Étrange n'est-ce pas? La principessa Edmond de Polignac, il Socrate di Erik Satie e un'estetica lesbica della musica?" Letteratura francese serie 34 (2007): 87-99.
  • Alan M. Gillmor, Erik Satie . Twayne Pub., 1988, ristampato 1992 – ISBN  0-393-30810-3 , 387pp.
  • Ornella Volta , tradotto da Todd Niquette, Give a dog a bone: Alcune indagini su Erik Satie (Titolo originale: Le rideau se leve sur un os – Revue International de la Musique Francaise, Vol. 8, No. 23, 1987)
  • Volta, Ornella (1989). " Socrate ". Satie visto attraverso le sue lettere . Tradotto da Bullock, Michael. Marion Boyars. ISBN 071452980X.